Albero della Sicurezza, riaccese le luci sul dramma delle morti e degli infortuni sul lavoro

Il vescovo diocesano mons. Mazzafaro: “E’ un bollettino di guerra, bene tutte le iniziative che servono a sensibilizzare, prevenire e tenere alti i riflettori”.

Perché allestire un Albero della Sicurezza, opera artistica ideata dal M° Francesco Sbolzani per la Fondazione “Sosteniamoli subito” dell’ANMIL, alla quale il Movimento Lavoratori di Azione Cattolica ha aderito? Per sensibilizzare sul dramma delle morti e degli incidenti sul lavoro, per prevenirli, per riflettere, affinchè non ci si giri dall’altra parte e non si lasci indietro nessuno, tenendo sempre ben alti i riflettori sul dramma delle morti sul lavoro. E non solo quando accadono delle tragedie. Concetto sottolineato, più volte, da uno dei titolari de “La Vinicola del Titerno”, Alfredo Di Leone, azienda vitivinicola con sede a Massa di Faicchio (BN) che ha ospitato per quest’anno la manifestazione promossa dal MLAC diocesano, dal Progetto Policoro (Caritas-Pastorale Sociale e del Lavoro-Pastorale Giovanile) e dalla Scuola diocesana d’Impegno Socio-Politico della Diocesi di Cerreto Sannita-Telese-Sant’Agata de’ Goti. Una visita guidata nei locali dell’azienda vitivinicola ha aperto la serata, che è proseguita con gli interventi dell’imprenditore ospitante Di Leone, che ha battuto il ferro sul tema della prevenzione e della sensibilizzazione continua su questo tema. Per poi continuare con il responsabile aziendale della sicurezza sul lavoro Gianfranco Maturo che, nell’elogiare il lavoro dell’azienda, sottolineava i drammi infiniti che hanno origini o da negligenze di una o di entrambe le parti o da distrazioni o da superficialità o da stanchezza o anche dal caso. Inoltre rimarcava come in Italia, dall’anno scorso ad oggi, se gli infortuni sui luoghi di lavoro sono aumentati dello 0,7% (896 le vittime fin qui) e le denunce anche (con un incremento registrato del +1,2 %), ciò che purtroppo ha visto un incremento maggiore del 2,6% sono stati gli infortuni mortali in itinere (cioè durante il tragitto casa-lavoro). Lombardia, Veneto, Campania ed Emilia-Romagna, le regioni con il maggior numero di casi di morti e infortuni sul lavoro.

Il direttore della Scuola diocesana d’Impegno Socio-Politico don Matteo Prodi ha posto l’accento sull’essere attenti alla sicurezza sul lavoro a partire da quello che, ciascuno, vede ogni giorno davanti casa propria o nel luogo di lavoro o, per esempio, nel cantiere di cui ci si accorge, passando per tornare a casa, invitando i presenti a non girarsi mai dall’altra parte. Inoltre, poneva un interrogativo tra la provocazione e la realtà, chiedendosi “come mai temi così importanti, che non dovrebbero dividere né umanamente né politicamente, come la sicurezza sul lavoro e la cura del creato non uniscono le comunità. Ciò accade per assuefazione o indifferenza?”. Una toccante testimonianza di una famiglia, il cui papà è stato vittima di un infortunio sul luogo di lavoro 23 anni fa, ha condiviso, pubblicamente per la prima volta, la drammatica vicenda vissuta, testimoniando anche il profondo senso di solitudine che, purtroppo troppo spesso, accompagna chi subisce incidenti mortali o invalidanti. Prima della benedizione dell’Albero, realizzato da “La Vinicola del Titerno” insieme all’azienda Edilizia Di Leone, e di un brindisi natalizio con i panettoni artigianali della cooperativa sociale di comunità iCare, il vescovo diocesano mons. Giuseppe Mazzafaro ha tratto le proprie conclusioni dichiarare anzitutto, in modo perentorio, che quella delle morti e degli incidenti sul lavoro sono un vero e proprio bollettino di guerra, al quale, come sottolineava papa Francesco qualche anno fa, non bisogna abituarsi ed è nobile e giusto portare avanti e sostenere iniziative-segno che possano riportare l’attenzione su questa ferita, che non riesce a guarire in nessun modo. Continuare a sensibilizzare, a parlarne, a fare rumore e a mostrare buoni modelli, potrebbe essere un modo per rallentare morti e infortuni invalidanti sui luoghi di lavoro.