Rimettere al centro la relazione con la persona “concreta e reale”. E’ questo il contenuto della Lettera che la Congregazione per l’educazione cattolica indirizza a insegnanti e studenti a pochi giorni dal rientro a scuola, il 14 settembre. Ne dà notizia Vatican News.
Nei mesi di lockdown i sistemi scolastici e universitari di tutto il mondo, ricorda la Congregazione, si sono impegnati per assicurare la continuità dell’insegnamento attraverso le piattaforme digitali, però l’efficacia della didattica a distanza “è stata condizionata da una marcata disparità delle opportunità educative e tecnologiche”, aumentando il divario educativo già esistente nel mondo.
La Congregazione sottolinea “la drammatica situazione di scuole e università cattoliche che, senza sostegno economico dello Stato, rischiano la chiusura o un radicale ridimensionamento”. Nondimeno, queste istituzioni continuano a porsi “a servizio della comunità ecclesiale e civile, assicurando un servizio formativo e culturale di carattere pubblico, a beneficio dell’intera comunità”.
In merito alla didattica a distanza, nella Lettera si evidenzia che essa “sebbene necessaria in questo momento di estrema criticità, ha mostrato come l’ambiente educativo fatto di persone che si incontrano, interagendo direttamente e “in presenza”, non costituisca semplicemente un contesto accessorio all’attività educativa, ma la sostanza stessa di quel rapporto di scambio e di dialogo tra docenti e discenti, indispensabile per la formazione della persona e per la comprensione critica della realtà”.
La Congregazione avverte che è necessario “rimettere al centro dell’azione educativa la relazione con la persona concreta e tra le persone reali che costituiscono la comunità educativa” e che essa non può essere sostituita dall’interazione mediata da uno schermo o dalle connessioni digitali.
La pandemia che ha investito tutto il pianeta “ha fatto emergere con forza l’esigenza di un patto educativo sempre più comunitario e condiviso”, si legge nella Lettera, perciò gli istituti educativi cattolici sono chiamati “a formare persone disponibili a mettersi al servizio della comunità”, persone “capaci di superare frammentazioni e contrapposizioni e ricostruire il tessuto di relazioni per un’umanità più fraterna”. Per fare questo si rende necessario costruire “una rete più integrata di cooperazione”.
Il testo si conclude esprimendo vicinanza e apprezzamento a tutte le istituzioni scolastiche e universitarie cattoliche che hanno garantito lo svolgimento delle proprie attività, nonostante l’emergenza in corso: “Ci sostenga la convinzione che nell’educazione abita il seme della speranza: una speranza di pace e di giustizia”.