Lettera ai Sacerdoti

05-11-2020

Carissimi fratelli,
la pandemia sta correndo veloce e pare stringere in una morsa soffocante, ancora una volta, la nostra quotidianità… Anche le nostre parrocchie fanno i conti con questa difficile realtà ed emerge un forte senso di responsabilità per la salute di tutti. Le relazioni interpersonali e comunitarie sono preziose, ma altrettanto importante si rivela in questa fase la massima prudenza nei contatti e nelle occasioni pubbliche di incontro.
Il prossimo giovedì, 12 novembre, era in programma il nostro primo incontro di questo nuovo Anno Pastorale… avevo invitato Mons. Giacomo Cirulli, vescovo di Teano, chiedendogli di presentarci l’ultima enciclica di papa Francesco: Fratelli Tutti. Vista la situazione che stiamo vivendo, confrontandomi anche con don Franco Pezone, abbiamo pensato di rinviare l’incontro; così come, insieme a don Leucio, abbiamo deciso di rinviare la celebrazione per il mandato ai catechisti.
Tuttavia, penso sia importante, come sacerdoti, vivere comunque un momento di preghiera, sentendoci in comunione tra di noi. Pertanto, vi do appuntamento il giorno 12 novembre, alle ore 11.00, ognuno dalla propria chiesa parrocchiale per un’ora di Adorazione Eucaristica. Sarebbe bello, laddove fosse possibile, che ci fossero anche più sacerdoti che pregano “fisicamente” insieme (per es. Cerreto Sannita, Cusano Mutri, Faicchio, Gioia Sannitica, Puglianello, Solopaca, Telese Terme, Dugenta, Melizzano, Sant’Agata de’ Goti, Airola, Moiano…). Ci accompagneranno in questa preghiera le meditazioni dei nostri 4 sacerdoti che stanno vivendo il tempo dell’isolamento (saranno inviate per posta elettronica nella serata di mercoledì 11 novembre p.v.).
Stamattina, nella mia meditazione personale, pregando sulla pagina del Vangelo del giorno, riflettevo sul fatto che, ancora una volta, Gesù condensa e nello stesso tempo declina l’essenza del suo messaggio: la misericordia del Padre. Non c’è distanza che risulti incolmabile dal desiderio di amore del Padre: questo è il Vangelo, che raggiunge la vita di ogni uomo e ogni donna che incontra Gesù e la sua Parola.
Gesù, nel raccontare, ci chiede di scorgere nel pastore, nella donna, quello che è il suo agire, ciò che Lui è venuto a compiere, in piena sintonia con ciò che il Padre ha fatto in tutta la storia di salvezza. Gesù sta realizzando le promesse fatte dai profeti: “Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all’ovile quella smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia” (Ez 34,16).
“Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova?”. Gesù pone la domanda, fa appello a ciascuno. Siamo tutti coinvolti, nessuno può sentirsi escluso.
Ma noi siamo disposti alla fatica del cercare ciò che è prezioso? Perché ciò che fa Gesù con ciascuno è proprio questo: ci cerca per primo ovunque noi siamo nascosti, ci dedica tempo, attende e gioisce quando ci trova. Gesù non abbandona le novantanove pecore, egli sa che le pecore hanno un istinto gregario, nel gregge sono al sicuro. Da sole si perdono, sono smarrite. Gesù cerca i perduti, gli smarriti, gli isolati, gli emarginati. Cerca ciò che è considerato di poco valore: un’unica moneta, ma preziosa ai suoi occhi. Cerca per “trovare e salvare” (cf. Lc 19,10): per ripristinare la relazione personale che si è interrotta. Questa è la salvezza per ogni uomo e donna: avere, sempre, rinnovata la possibilità di essere riammessi alla relazione con l’altro, il fratello, la sorella.
Gesù vuole ridare fiducia e speranza a chiunque: non importa chi o cosa è perso, ciò che conta è che per loro, chiunque essi siano, c’è qualcuno che si muove e cerca. Nessuno è realmente perduto definitivamente, nessuno è così lontano o nascosto da non essere trovato da Gesù. E noi, noi siamo per i nostri fratelli e sorelle, per chiunque incontriamo, dei pastori solleciti intenti a cercare ciò che è perduto, riconoscendo a ciascuno di loro il valore prezioso che le loro vite hanno?
Sentiamoci tutti “cercati e cercatori”. Sentiamo quell’amore del Pastore che lascia ogni cosa per cercare, trovare, caricare sulle spalle e riportare a casa; e, nello stesso tempo, impariamo ad essere segno concreto attraverso il quale il Signore cerca i nostri fratelli e sorelle. Siamo chiamati a metterci in cammino alla ricerca di chi ha perduto la speranza, di chi fa fatica a ritrovare la strada, di chi si sente smarrito a causa della paura e della solitudine, di chi soffre.
Cercati dal Signore, mettiamoci in ricerca di chi, sacerdote o laico che sia, ha bisogno di essere accolto nella sua fragilità, di sentirsi ascoltato, di essere preso per mano ed accompagnato. Accorciamo le distanze con la vicinanza relazionale. Non sconfiggeremo il virus se saremo più soli, ma se saremo più vicini, seppur in una distanza a prova di contagio. Non usciremo da questa prova isolando noi stessi e gli altri, ma creando ponti capaci di non far andare alla deriva nessuno, cominciando dai più deboli, da chi fa più fatica, inventando nuovi stili di vicinanza, nuovi modi per continuare a camminare insieme, per sentire tutto l’amore e la cura che il Padre ha per ognuno di noi.
“Io ci sono” è quanto di più bello possiamo sentirci dire e dire in questo tempo. A noi stessi. Ai nostri confratelli. Alla nostra gente. Che la gente senta che ci siamo. Che ognuno di noi senta che l’altro c’è.

Cerreto Sannita, 5 novembre 2020

don Mimmo, vostro Vescovo