Discorso alle autorità e agli amministratori – 2 ottobre 2016

INTERVENTO DI SALUTO ALLE AUTORITÀ ED AGLI AMMINISTRATORI Cerreto Sannita, Piazza Luigi Sodo, 2 ottobre 2016
02-10-2016

Ringrazio sentitamente il Sindaco di Cerreto Sannita per il suo saluto, portato anche a nome degli altri Sindaci dei Comuni ricompresi nella Diocesi, e con lui ringrazio tutti i Sindaci presenti, a cominciare dal Sindaco del mio Paese natale Satriano che mi ha accompagnato fin qui, e tutte le Autorità Istituzionali e le rappresentanze degli Organi dello Stato che hanno voluto intervenire e che hanno voluto dimostrare la loro attenzione al mio insediamento. Ho già tutti voi nel mio cuore e nella mia attenzione.
Il rapporto con le istituzioni sarà un momento centrale della mia missione di Pastore in questa Diocesi, pur nello scontato rispetto delle reciproche autonomie della sfera civile da quella religiosa. Ritengo che la forte integrazione tra funzione pastorale e funzione sociale sia lo strumento necessario per promuovere il bene comune.
Nella mia esperienza calabrese, da prete impegnato con gli ultimi della società, ho vissuto un rapporto complesso con le istituzioni locali, non sempre facile e lineare.
Ho vissuto grandi momenti di condivisione di intenti e grandi mobilitazioni per condividere obiettivi e riaffermare la centralità delle persone nei percorsi amministrativi. Ma ho vissuto anche grandi disillusioni, quando alcuni atteggiamenti e comportamenti politici non andavano nella direzione del bene comune e si ponevano in maniera strumentale rispetto al cammino di speranza e riscatto che tentavamo di testimoniare attraverso la solidarietà sociale.
So che la Terra Sannita è abbastanza simile a quella calabrese nella composizione sociale e nell’emergenza dei dati economici ed occupazionali, dove il lavoro che manca e che viene lesinato, ed i diritti civili essenziali che vengono negati, sono troppe volte la merce di scambio per il potere e talvolta anche per la pervasività del controllo criminale nella vita economica e sociale.
In questo quadro, alla Chiesa tocca essere al fianco delle istituzioni per il riscatto di questa terra, con coraggio e determinazione, pronta ad essere sempre testimonianza di quel grido di giustizia e di carità che il Signore ci ha consegnato come metro di giudizio della coerenza dell’operato del cristiano, tenendo sempre al centro dell’attenzione le esigenze dei poveri e degli indifesi (perché quello che avremo fatto all’ultimo dei poveri lo avremo fatto al Signore). Facendo continuamente profezia.
Sarò con voi in tutte le iniziative che mettano al centro l’uomo ed il bene comune, combatterò con voi tutte le battaglie autentiche per affermare i giusti diritti a questa comunità, vi starò a fianco nelle difesa delle istituzioni da ogni tentativo di infiltrazione delinquenziale e da ogni velleità affaristica.
Allo stesso modo, questa Chiesa non avrà mai paura di sporcarsi le mani nella difesa della dignità di ogni uomo e di ogni donna e di essere voce degli ultimi nella costruzione delle strategie sociali ed istituzionali del territorio, non chiederà mai privilegi per la sua condizione. Per questo sarà continuamente in strada.
Sarà soprattutto costante nella difesa degli ultimi e nella denuncia di ogni eventuale omissione istituzionale o azione contraria alla promozione del bene comune. Perché la funzione delle istituzioni non è la promozione delle carriere politiche ma è la promozione del bene comune, è l’impegno per la giustizia e la fraternità che devono diventare strumento di governo e fine essi stessi dell’impegno degli amministratori.
Per realizzare questo servono sogni, servono donne e uomini capaci di rischiare e so che su questo posso già contare sui miei fratelli sacerdoti e sui laici impegnati ma anche su tante sorelle e fratelli che pur non condividendo la stessa nostra speranza cristiana, camminano e combattono ogni giorno per un mondo più umano.
Per realizzare questo serve soprattutto costruire, con forza, passione e determinazione, una giusta idea del vivere insieme. È quello che chiamiamo legalità.
Che non è il rispetto acritico di una serie di norme ma il rispetto dell’altro, di ogni altro, che quelle norme proteggono. La legalità allora non è una formalità, un obiettivo fine a se stesso, è uno strumento, un binario che deve condurre alla Giustizia, assieme alla promozione umana, all’abbattimento delle differenze di possibilità, delle disuguaglianze. Diceva Don Milani “nulla è più iniquo che dividere in parti uguali tra disuguali”. Dove la disuguaglianza non è solo economica ma anche di cultura, opportunità, speranza.
Ecco perché, e non mi stancherò mai di gridarlo, la politica non può essere semplice gestione dell’esistente, ma è e deve essere, progetto e tensione, sogno e profezia.
Capacità di vedere lontano, di osare un tempo nuovo. Soprattutto vicinanza alla storia delle persone, perché solo una politica vicina al senso del vivere è una politica che dà senso alla vita.
Significa spostare l’attenzione dalla “sicurezza”, intesa come ordine pubblico, alla sicurezza sociale di chi sa dare ai bisogni il volto e la forma dei diritti.
Oggi il sociale è mortificato. E si dimentica che la solidarietà è indivisibile dalla giustizia, non si deve dare per carità quello che spetta alla gente per giustizia!
Ecco perché abbiamo il dovere di chiedere conto alla politica. E se è lontana dalla strada, dai problemi della gente, dalla sua fatica, allora la politica è lontana dalla politica.
Chiudo con la lezione del grande maestro della pedagogia ecclesiale, don Lorenzo Milani, nella sua lettera a Pipetta, perché, come lui, ho a cuore (i care) tutto quello che sul territorio sannita si muove in termini di condivisione, di giustizia e di partecipazione:

Tu mi troverai a lottare con te contro i signori, a soffrire con te delle ingiustizie, a combattere accanto a te il ricco… Ma il giorno che avremo sfondata insieme la cancellata di qualche parco, installata insieme la casa dei poveri nella reggia del
ricco, ricordatene Pipetta, non ti fidar di me, quel giorno io ti tradirò. Quel giorno io non resterò là con te. Io tornerò nella tua casuccia piovosa e puzzolente a pregare per te davanti al mio Signore crocifisso. Quando tu non avrai più fame né sete, quel giorno finalmente potrò cantare l’unico grido di vittoria degno d’un sacerdote di Cristo: “Beati coloro che hanno fame e sete. Beati i poveri perché il Regno dei Cieli è loro “.