Primo viaggio apostolico di Papa Leone XIV in Turchia dal 27 al 30 novembre e poi in Libano dal 30 novembre al 2 dicembre

I passi dei Papi in Turchia, terra dei Concili dove cresce il dialogo per l’unità

Quello in Turchia è un viaggio alle sorgenti della fede, tra le radici del cristianesimo. Papa Leone XIV è il quinto Pontefice a recarsi in questo Paese. Il primo viaggio apostolico del suo Pontificato, che comprende anche il Libano, si apre infatti in Turchia, dal 27 al 30 novembre, in occasione del 1700.mo anniversario del primo Concilio di Nicea che, dopo diciassette secoli, resta ancora attuale. L’obiettivo è quello di promuovere la fraternità e il dialogo tra Oriente e Occidente. Il Pontefice realizza il desiderio di Papa Francesco di celebrare l’anniversario dello storico evento ecclesiale convocato dall’imperatore romano Costantino nel 325 d.C. Nella bolla di indizione del Giubileo Spes non confundit  Francesco sottolinea che il Concilio di Nicea è “una pietra miliare nella storia della Chiesa”, rappresenta anche un invito “a tutte le Chiese e comunità ecclesiali a procedere nel cammino verso l’unità visibile”. A Nicea si è definito il Credo, la professione di fede cristiana. Questa preghiera scandisce anche uno dei momenti centrali del viaggio apostolico di Leone XIV: l’incontro ecumenico nei pressi degli scavi archeologici della Basilica di San Neofito nella città di İznik, l’antica Nicea, a un centinaio di chilometri da Istanbul.

Il viaggio apostolico di Paolo VI nel 1967

A compiere il primo viaggio apostolico in Turchia è Papa Paolo VI. Questa storica visita, il 25 e il 26 luglio del 1967, si snoda in una terra che è un ponte tra Europa e Asia. Nel periodo che precede l’arrivo di Papa Montini l’attesa è palpabile. Ad Istanbul, l’antica Costantinopoli e grande metropoli d’Oriente dove sono state scritte illustri pagine nella storia del cristianesimo, la comunità locale si prepara all’incontro con il vescovo di Roma. Nonostante la scossa di terremoto che il 22 luglio di quell’anno colpisce il Paese, le chiese sono gremite di fedeli. Sono giorni in cui i cattolici ed altri cristiani, che si trovano in località di villeggiatura, rientrano ad Istanbul, Efeso e Smirne. Vogliono essere presenti, scrive “L’Osservatore Romano” nella cronaca che precede l’arrivo in Turchia di Papa Montini, al grande avvenimento.

L’abbraccio con il Patriarca Atenagora

Una della prime istantanee, dopo l’atterraggio all’aeroporto di Yeşilköy – nel 1980 poi intitolato al primo presidente turco Mustafa Kemal Atatürk – è il fraterno abbraccio tra il Pontefice e il Patriarca ecumenico Atenagora che si erano già incontrati, per la prima volta, a Gerusalemme nel 1964. Sono immagini indelebili accompagnate dalle parole contenute nella lettera di Papa Montini rivolte “all’amatissimo fratello” Atenagora. Paolo VI, in questo documento, esprime “l’ardente desiderio di vedere realizzarsi la preghiera del Signore: “che essi siano uno come lo siamo noi”. “Questo desiderio – scrive Papa Montini – anima una risoluta volontà di fare ogni cosa per avvicinare il giorno in cui sarà ristabilita piena comunione tra la Chiesa d’Occidente e la Chiesa d’Oriente”. Nella cerimonia di benvenuto Paolo VI, rivolgendosi all’allora capo di Stato Cevdet Sunay, sottolinea inoltre che la visita in Turchia vuole essere anche “una testimonianza dell’amicizia e della stima che la Chiesa cattolica nutre per il popolo turco”.

Comprendere la profonda unità

Uno degli aventi centrali ha come sfondo la chiesa patriarcale ortodossa di San Giorgio al Fanar. Qui Paolo VI viene ricevuto dal Patriarca Atenagora. Le sue parole sono una esortazione anche per oggi.

“Alla luce del nostro amore per Cristo e nel nostro amore fraterno l’uno verso l’altro stiamo scoprendo sempre più l’identità profonda della nostra fede, mentre i punti sui quali ancora siamo in disaccordo non ci devono impedire di comprendere questa profonda unità”.

Il Patriarca Atenagora ricorda inoltre che l’obiettivo è “di unire ciò che è diviso, con mutue azioni ecclesiastiche, ovunque ciò sia possibile, affermando i punti comuni di fede e di governo”.

L’accoglienza di Benedetto XV

Sempre nella giornata del 25 luglio si svolge un altro atteso evento. La cornice è quella della cattedrale cattolica dello Spirito Santo ad Istanbul. Nel cortile di questa chiesa si scorge una statua dedicata ad un Papa e sotto il monumento si può leggere la scritta: “al grande Pontefice dell’ora tragica mondiale Benedetto XV, benefattore dei popoli senza distinzione di nazionalità e di religione, in segno di riconoscenza, l’Oriente (1914-1919)”. Il discorso di Papa Montini indirizzato a vescovi, sacerdoti, religiosi e fedeli si apre proprio con questa sottolineatura. “Non ci sentiamo stranieri in questa chiesa – afferma Paolo VI – dove sentiamo di seguire le orme dei nostri predecessori. Non è stato forse Benedetto XV ad accoglierci poco fa all’ingresso? Benedetto XV, la cui statua si erge a ricordare alle generazioni successive il grande cuore di questo magnanimo Pontefice, che soffrì profondamente il dolore della prima guerra mondiale”.

Un pellegrinaggio all’alba dell’Anno della Fede

Un altro momento focale del viaggio apostolico del 1967 è la Messa, il 26 luglio, nella chiesa di Sant’Antonio ad Istanbul. Nell’omelia Paolo VI ricorda la figura di un altro Pontefice. Si tratta di Papa Giovanni XXIII, nominato più di venti anni prima dell’elezione al soglio di Pietro delegato apostolico in Turchia e in Grecia. È un periodo, quello degli anni trenta del Novecento, in cui la Chiesa cattolica è presente nella giovane repubblica turca, nata nel 1923, in molte forme. La missione dell’allora monsignor Angelo Giuseppe Roncalli in Turchia è contraddistinta dal ministero verso i cattolici e dal dialogo con il mondo ortodosso e musulmano. Paolo VI, nella chiesa di Sant’Antonio, lo ricorda con queste parole: questa chiesa “era prediletta da Papa Giovanni XXIII, il quale, quando qui adempiva il servizio della Sede Apostolica in qualità di delegato apostolico”. “Il suo ricordo – aggiunge Paolo VI in quella occasione – è, anche qui, imperituro”. Paolo VI sottolinea inoltre che il viaggio apostolico in Turchia si compie nel 1967, “all’alba dell’Anno della Fede, nella venerazione di luoghi che ben a ragione devono dirsi privilegiati, per i monumenti di fede che racchiudono, e per il significato che rivestono”.

Un viaggio nel cuore del Papa

Dopo la Messa nella Chiesa di Sant’Antonio, la giornata del 26 luglio prosegue con la partenza da Istanbul e gli incontri con i fedeli di Efeso e di Smirne, luoghi dell’Asia Minore dove sono impresse – come sottolinea Paolo VI – “le grandi memorie cristiane”. Nella cerimonia di congedo dalla Turchia, Papa Montini ricorda alcuni momenti del viaggio apostolico e poi pronuncia queste parole: “tutto questo lo portiamo nel cuore”. Giunge il momento di riprendere la via del ritorno e intanto a Roma una folla imponente lo attende sulle terrazze e sui piazzali dell’Aeroporto di Fiumicino. Tutti vogliono salutare il Papa.

Il viaggio apostolico di Giovanni Paolo II nel 1979

Seguendo le orme di Paolo VI, Giovanni Paolo II si reca in Turchia nel 1979. “Mi reco in questa Nazione – afferma il Pontefice polacco alla partenza – per continuare con un rinnovato impegno lo sforzo verso l’unita di tutti i cristiani in base a uno degli scopi preminenti del Concilio Vaticano II”. Papa Wojtyła comincia il suo pellegrinaggio ecumenico ad Ankara. “È una grande gioia per me, successore di Pietro – dice alla comunità cattolica di quella città – rivolgermi oggi a voi con le parole stesse che San Pietro indirizzava diciannove secoli fa ai cristiani che si trovavano allora, come oggi, in piccola minoranza in queste terre”. Gli incontri con il Patriarca di Costantinopoli Dimitrios e con il Patriarca armeno Shnorhk  Kalustian precedono l’abbraccio alla comunità armeno cattolica di Istanbul. A questa porzione del popolo di Dio indica una missione speciale: “Siete chiamati più degli altri ad essere gli artefici dell’unità”.

Nella terra dei Concili

I punti essenziali della fede hanno trovato la formulazione dogmatica nei Concili ecumenici che si sono tenuti ad Istanbul, o nelle città vicine, tra cui Nicea, Efeso. È quanto ricorda Papa Giovanni Paolo II nell’omelia nella cattedrale dello Spirito Santo. “Come non rievocare con emozione – afferma il Pontefice – i Padri della Chiesa d’Oriente, Pastori e Dottori, nati in questa regione” e il loro “incomparabile apostolato”. Il giorno seguente, il 30 novembre del 1979, Giovanni Paolo II incontra innanzitutto la comunità polacca. Si tratta di una colonia non numerosa: “voi siete eredi di quei polacchi che, più di cento anni fa – ricorda in quella occasione Papa Wojtyła – hanno dato inizio a questa oasi polacca sul Bosforo”.

Sotto gli occhi di Maria

Uno degli ultimi momenti del pellegrinaggio apostolico di Giovanni Paolo II in Turchia è la Messa ad Efeso. Nell’omelia il Pontefice affida alla Madre di Dio le sorti della Chiesa. E ricorda il cammino verso la piena unità di tutti i cristiani. “Sotto i suoi occhi materni noi siamo pronti a riconoscere i nostri reciproci torti, i nostri egoismi, le nostre lentezze: ella ha generato un Figlio unico, noi purtroppo glielo presentiamo diviso”. “Noi affidiamo a Maria il sincero proposito di non darci pace fino a che la meta non sia felicemente raggiunta”.

Apostolicità e unità

Il viaggio in Turchia – ricorda Giovanni Paolo II a conclusione del pellegrinaggio dopo l’atterraggio all’aeroporto di Fiumicino – è all’insegna di due peculiari “note”.

Col cuore ancor pervaso da intense emozioni e portando nell’animo immagini indimenticabili di luoghi resi cari da venerande tradizioni, metto nuovamente il piede sul suolo d’Italia. Sono grato al Signore per l’assistenza che mi ha concesso anche in questo pellegrinaggio, che si è svolto all’insegna di due peculiari “note” della Chiesa, quella dell’apostolicità e quella dell’unità.

Il viaggio di Giovanni Paolo II testimonia ancora una volta “la ferma volontà” di un successore di Pietro “di andare avanti sulla strada che conduce alla piena unità di tutti i cristiani”.

Il viaggio apostolico di Benedetto XVI nel 2006

Nel 2006 si reca in Turchia Benedetto XVI che, all’inizio del suo viaggio apostolico, desidera anzitutto evocare il ricordo delle “memorabili visite” di Paolo  VI e Giovanni Paolo II.  “Parimenti, come non far memoria – aggiunge incontrando ad Ankara il Corpo diplomatico – di Papa Benedetto XV, artefice infaticabile della pace nel corso del primo conflitto mondiale, e del Beato Giovanni XXIII, il Papa amico dei Turchi”, delegato apostolico in Turchia e  amministratore apostolico del Vicariato latino di Istanbul.

Pace tra i popoli

Il 29 novembre del 2006 Benedetto XVI presiede la celebrazione eucaristica presso il Santuario mariano nazionale di Meryem Ana Evì ad Efeso ed invoca la pace per la Terra Santa, per il mondo intero.

Da Efeso, città benedetta dalla presenza di Maria Santissima – che sappiamo essere amata e venerata anche dai musulmani – eleviamo al Signore una speciale preghiera per la pace tra i popoli. Da questo lembo della Penisola anatolica, ponte naturale tra continenti, invochiamo pace e riconciliazione anzitutto per coloro che abitano nella Terra che chiamiamo “santa”, e che tale è ritenuta sia dai cristiani, che dagli ebrei e dai musulmani: è la terra di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, destinata ad ospitare un popolo che diventasse benedizione per tutte le genti (cfr Gn 12,1-3). Pace per l’intera umanità!
L’incontro con il Patriarca Bartolomeo I

Il 30 novembre 2006 è il giorno della festa di Sant’Andrea apostolo e dell’incontro tra Papa Benedetto XVI e il Patriarca ecumenico Bartolomeo I. “Rendiamo grazie all’Autore di ogni bene – si legge nella Dichiarazione comune – che ci permette ancora una volta, nella preghiera e nello scambio, d’esprimere la nostra gioia di sentirci fratelli”. Parole che si intrecciano con l’abbraccio di Papa Paolo VI con il Patriarca Atenagora. Successivamente, nella Chiesa Patriarcale di San Giorgio al Fanar, Benedetto XVI sottolinea che “le divisioni esistenti fra i cristiani sono uno scandalo per il mondo ed un ostacolo per la proclamazione del Vangelo”.

Avanzare sul cammino verso l’unità

La visita di preghiera al patriarcato armeno apostolico e l’incontro con il Patriarca Mesrob II precedono il momento conclusivo del viaggio apostolico di Benedetto XVI in Turchia: la celebrazione eucaristica nella cattedrale dello Spirito Santo ad Istanbul. Ventisette anni fa, in questa stessa cattedrale, il mio predecessore Giovanni Paolo II auspicava che l’alba del nuovo millennio potesse sorgere su una Chiesa che ha ritrovato la sua piena unità, per meglio testimoniare, in mezzo alle esacerbate tensioni del mondo, il trascendente amore di Dio, manifestato nel Figlio Gesù Cristo”. Questo auspicio, sottolinea Benedetto XVI, non si è ancora realizzato. “Ma il desiderio del Papa è sempre lo stesso e ci spinge, noi tutti discepoli di Cristo che avanziamo con le nostre lentezze e le nostre povertà sul cammino che conduce all’unità”.

Il viaggio apostolico di Francesco nel 2014

La Turchia è un crocevia di incontro e dialogo. Papa Francesco durante il viaggio apostolico in Turchia nel 2014 loda l’impegno del Paese per i profughi e ne sottolinea la vocazione di ponte tra Continenti e popoli. “La Turchia, per la sua storia, in ragione della sua posizione geografica e a motivo dell’importanza che riveste nella regione – sottolinea il Papa durante l’incontro con le autorità – ha una grande responsabilità: le sue scelte e il suo esempio possiedono una speciale valenza e possono essere di notevole aiuto nel favorire un incontro di civiltà”. Il Pontefice argentino rimarca poi che “la libertà religiosa e la libertà di espressione, efficacemente garantite a tutti, stimoleranno il fiorire dell’amicizia, diventando un eloquente segno di pace”.

Lo Spirito Santo e l’unità della Chiesa

Il 29 novembre, l’arrivo a Istanbul di Papa Francesco – con le visite alla moschea Sultan Ahmet (la celebre Moschea Blu), a Santa Sofia, e il saluto della comunità cattolica nel piccolo giardino della delegazione apostolica – aprono la parte ecumenica del viaggio apostolico. Una delle immagini più significative è quella di Francesco a piedi scalzi, con le mani giunte, che sosta per lunghi istanti in adorazione silenziosa accanto al gran mufti nella moschea. La scena si sposta quindi nella Cattedrale Cattolica dello Spirito Santo per la Messa. Nell’omelia Francesco ricorda il “principio armonizzatore” per compiere l’unità tra i credenti.

Lo Spirito Santo fa l’unità della Chiesa: unità nella fede, unità nella carità, unità nella coesione interiore. La Chiesa e le Chiese sono chiamate a lasciarsi guidare dallo Spirito Santo, ponendosi in un atteggiamento di apertura, di docilità e di obbedienza. E’ Lui che armonizza la Chiesa. Mi viene in mente quella bella parola di San Basilio il Grande: “Ipse harmonia est”, Lui stesso è l’armonia.

La giornata del 29 novembre 2014 si conclude con la preghiera ecumenica nella chiesa patriarcale di san Giorgio. Il Papa al Patriarca Bartolomeo I chiede un favore: “di benedire me e la Chiesa di Roma”. Il 30 novembre è il giorno della firma della dichiarazione congiunta. Papa Francesco e il Patriarca Ecumenico Bartolomeo I esprimono la sincera e ferma intenzione di intensificare gli sforzi “per la promozione della piena unità tra tutti i cristiani e soprattutto tra cattolici e ortodossi”. L’ultima istantanea del viaggio di Francesco in Turchia è l’abbraccio con i giovani profughi. Provengono dalla Turchia, dalla Siria, dall’Iraq, da vari Paesi del Medio Oriente e dell’Africa. La loro difficile situazione, sottolinea il Pontefice argentino, “è la triste conseguenza di conflitti esasperati e della guerra”.

I passi dei Papi e la Turchia

La Turchia è nel cuore dei Pontefici. Paolo VI si è recato in questo Paese poco più di 4 anni dopo l’elezione al soglio di Pietro. Giovanni Paolo II ha visitato la Turchia un anno dopo essere stato eletto Pontefice. Anche per Benedetto XVI e Francesco il viaggio apostolico in Turchia non è distante dalla data della loro elezione. Guardando la storia, sembra che i Papi, dopo l’elezione, vogliano subito abbracciare e baciare questa terra. Ora il popolo turco attende Leone XIV. Il primo viaggio apostolico del suo Pontificato comincia in questa regione del mondo, dove pagine indelebili di cristianesimo illuminano cammini già tracciati e ancora da completare. Quelli di Leone XIV sono passi nuovi da aggiungere nello spirito del concilio di Nicea. Passi da compiere con il fratello Bartolomeo I sulle orme di Paolo VI, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco ed anche di Benedetto XV e Giovanni XXIII. I Papi abbracciano la Turchia, terra legata in modo indissolubile alle origini e alla storia della ChiesaI passi dei Pontefici si aggiungono a quelli dell’apostolo delle genti, San Paolo, che era un ebreo di Tarso, nell’odierna Turchia. Leone XIV, in questa terra di Concili, che ha avuto un ruolo primario negli albori del cristianesimo, rinnova la missione di Pietro nello scorcio finale dell’Anno Santo della speranza proteso verso la Luce del Natale.