Mamadou Kouassi, il giovane senegalese alla cui vita (di migrante arrivato in Italia dall’Africa dopo un viaggio lungo 3 anni e pieno di disavventure) s’è ispirato il pluripremiato film di Matteo Garrone “Io Capitano”, ha visitato Casa Santa Rita, la sede della nostra cooperativa sociale di comunità e della Caritas diocesana a Cerreto Sannita (BN), in particolare il laboratorio di pasticceria “DolceMente” e il magazzino, complimentandosi ripetutamente sia per tutte le progettualità che abbiamo messo in piedi nel corso di questi anni, sia per la qualità del lavoro svolto, sia per la passione con cui lo stiamo portando avanti.
Mamadou ha condiviso con i giovani studenti la sua straordinaria storia di vita, toccando il cuore di tutti i presenti. L’incontro, organizzato dal nostro Vescovo Giuseppe, ha coinvolto gli studenti del Luigi Sodo, dell’istituto Carafa Giustiniani e i ragazzi della comunità Emmanuel di Faicchio, regalando a tutti un momento di intensa emozione e profonda riflessione.
Con grande generosità, Mamadou ha risposto alle domande dei ragazzi, raccontando un percorso di vita segnato da coraggio, speranza e resilienza.
Grazie di cuore, Mamadou Kouassi, per aver ispirato i nostri ragazzi con la tua forza, il tuo esempio e il tuo messaggio di speranza.
Di seguito alcune testimonianze…
Gli studenti dell’IIS “Carafa-Giustiniani”, del Liceo “Luigi Sodo” e gli ospiti della Comunità “Emmanuel” di Faicchio, stamattina, nella Cattedrale di Cerreto Sannita, hanno incontrato MAMADOU KOUASSI PLI ADAMA, vicepresidente del Movimento migranti e rifugiati di Caserta e mediatore interculturale presso il Centro Sociale Ex-Canapificio. L’incontro è stato organizzato dal Vescovo Mazzafaro. Sono stati presenti anche i dirigenti Caraccio e Salomone e la Dottoressa Letizia.
La vita di Mamadou Kouassi Pli Adama ha ispirato il film pluripremiato “Io Capitano” di Matteo Garrone, precedentemente visto in classe dagli studenti, i quali hanno approfondito con interesse le tematiche dell’immigrazione, dell’accoglienza, del rispetto dei diritti umani.
La testimonianza di vita di Mamadou ha permesso ai ragazzi di comprendere le difficoltà dei viaggi che i migranti sono costretti ad affrontare per raggiungere il continente europeo, le vicissitudini dell’arrivo e la complessità della vita in una nuova nazione. Molte sono state le domande e le riflessioni dei ragazzi, che con coinvolgimento hanno intrapreso un dialogo caratterizzato da empatia e partecipazione. Un incontro caratterizzato dalla intensità della testimonianza vissuta come una “odissea moderna”e che, in riferimento al Natale oramai alle porte, porta luce e speranza, con rinnovato spirito, nel cuore di tutti noi.
Studente dell’istituto Carafa Giustiniani
Incontro Ispiratore: Gli Alunni degli Istituti Luigi Sodo e Carafa Giustiniani, gli ospiti della comunità Emmanuel Dialogano con Mamadou Kouassi Pli Adama
Cerreto Sannita, 12 dicembre 2024 – Nella cattedrale di Cerreto Sannita si è svolto un incontro di straordinaria rilevanza, un evento che ha saputo unire le generazioni e alimentare una riflessione profonda sul tema dell’immigrazione. Gli studenti di entrambe le istituzioni hanno avuto l’onore di incontrare Mamadou Kouassi Pli Adama, figura emblematicamente rappresentativa del film “Io Capitano”, il quale ha condiviso con i giovani la sua personale esperienza di migrante e il suo attuale operato presso il Centro di Accoglienza Straordinaria (CSA) all’ex Canapificio di Caserta.
L’atmosfera era intrisa di entusiasmo e curiosità, mentre gli studenti, animati da un fervido desiderio di comprendere e approfondire, hanno rivolto a Mamadou domande incisive e di grande spessore. La sua storia, un racconto di resilienza e determinazione, ha catturato l’attenzione dei presenti, i quali hanno potuto cogliere non solo le difficoltà affrontate in un difficile percorso migratorio, ma anche le opportunità di crescita e di integrazione che ne sono derivate.
Mamadou ha illustrato le sfide quotidiane che affrontano molti migranti, sottolineando l’importanza di una società inclusiva e accogliente. Ha invitato i giovani a riflettere sul valore della diversità culturale e sull’arricchimento reciproco che scaturisce dall’incontro tra popoli e tradizioni. Il suo messaggio di speranza ha risuonato tra le pareti della chiesa, spronando gli alunni a diventare cittadini attivi e consapevoli, capaci di rompere le barriere dell’indifferenza e dell’ignoranza.
La partecipazione degli studenti è stata tangibile e vibrante. Le loro riflessioni, frutto di un lavoro preparatorio svolto nei giorni precedenti, hanno dimostrato un interesse autentico e una volontà di comprendere le complessità del fenomeno migratorio. Alcuni hanno condiviso esperienze familiari legate all’immigrazione, mentre altri hanno espresso il desiderio di contribuire attivamente alla costruzione di un futuro in cui l’inclusione sia la norma e non l’eccezione.
L’incontro si è concluso con un momento di forte emozione, durante il quale Mamadou ha esortato i giovani a non dimenticare mai il potere della narrazione. “Le storie”, ha affermato, “hanno la capacità di unire le persone e di abbattere i pregiudizi. Siate voi i narratori di un futuro migliore.”
In questo contesto, l’incontro ha rappresentato non solo un’opportunità di apprendimento, ma anche un invito a riflettere sulla responsabilità collettiva di costruire una società più giusta e umana. Gli alunni degli Istituti Luigi Sodo e Carafa Giustiniani hanno dimostrato, con la loro attiva partecipazione, che il dialogo e la comprensione reciproca sono le chiavi per affrontare le sfide contemporanee legate all’immigrazione. Un passo importante verso un futuro di convivenza pacifica e arricchente per tutti.
Giovanni Valente, III LICEO SCIENTIFICO OSA – Istituto Paritario Luigi Sodo
Oggi, 12 dicembre 2024, abbiamo accolto nella Cattedrale di Cerreto Sannita Mamadou, il ragazzo la cui storia ha ispirato il film Io Capitano.
Mamadou, sempre pronto a prestare la sua voce, è l’esempio di quanto sia efficace la forza di sognare per superare la sofferenza.
Lui ha sognato talmente forte che il suo sogno è arrivato fino a noi; voleva diventare un campione, giocare per un club di calcio italiano…
Un sogno comune tra i giovani. Anche io volevo diventare un campione. Sognavo di giocare nel Milan nei suoi anni d’oro, fare un passaggio filtrante per Pato e magari un dribbling con Ronaldinho. Sognavo, ma io non avrei dovuto sognare forte quanto lui. Tra me e il mio sogno non c’era il mare!
Allora, Mamadou, a 18 anni, armato soltanto di coraggio, di speranza e di quel sogno, decise che il mare non ce l’avrebbe fatta a fermarlo. Oggi è qui, si fa portavoce di un messaggio necessario, un messaggio che è indiscutibile. Si veste del suo sorriso più bello e, trattenendo l’emozione, ci racconta di quanto male c’è nel mondo e di quanto cattivo può diventare l’uomo.
Qualcosa mi ha colpito particolarmente nel suo discorso, tra le tante emozioni, ho percepito un velo di rimpianto: “Anche se non sono diventato un campione” … Mi si è accapponata la pelle, perché è vero che oggi il suo sogno è diverso, ma vorrei dirgli che per me è riuscito anche nel primo. Gli vorrei dire: “Mamadou, hai giocato la partita più importante, una partita terminata ai rigori, dove la vittoria ti poteva essere strappata dalle mani in ogni momento, dove ogni sbaglio poteva essere decisivo, hai giocato su un campo fatto di vite interrotte, di sogni infranti, di lacrime versate, un campo che non perdona. Hai lottato stringendo i denti e la tua fascia da capitano. Non ti sei fatto intimidire da quanta morte hai incontrato, palla al piede, sguardo alto contro i soprusi di chi ha provato a schiacciare i tuoi diritti. Io oggi però ti ho visto festeggiare, noi tutti ti abbiamo visto festeggiare, per divisa la tua pelle nera, sporcata dall’odio che ti è stato lanciato addosso soltanto perché ti sei permesso di sognare. Una divisa strappata dall’indifferenza del mondo che ha guardato dall’altra parte mentre il mare, saturo di vite, trascinava negli abissi sorrisi innocenti. Nonostante tutto, oggi eri qui a festeggiare e io, per un attimo, ti ho visto brillare. Forse saranno stati i miei occhi lucidi a tradirmi, ma potrei giurare di averti visto brillare.
Quel microfono che stringevi, per noi, è il più importante dei trofei, perché per noi tu sei un campione e, fino a quando sarai disposto a scendere in campo per giocare un’altra partita contro l’ingiustizia, noi saremo lì a fare il tifo, alzando in alto uno striscione colorato di fraternità e rispetto, sventolato a tempo su un coro fatto di sogni e speranza, cantato a gran voce da tutti i ragazzi in Africa che ancora non si arrendono!”
Mario S., ospite della Comunità “Emmanuel” di Faicchio


















