Il ministro della Salute ha annunciato di aver firmato il decreto recante il regolamento per l’adozione delle “Linee di azione per garantire le prestazioni di prevenzione, cura e riabilitazione rivolte alle persone affette dal gioco d’azzardo patologico”.
Spetta alle Regioni provvedere a dare attuazione ai contenuti delle predette linee d’azione attraverso misure che favoriscano l’integrazione tra i servizi pubblici e le strutture private accreditate, gli enti del Terzo settore e le associazioni di auto-aiuto della rete territoriale locale.
L’Istituto Superiore di Sanità stima che in Italia l’azzardo è un’attività che coinvolge una popolazione di circa 5,2 milioni ‘abitudinari’ di cui circa 1,2 milioni sono considerati problematici, ovvero con dipendenza. “La ludopatia è una dipendenza pericolosa che colpisce anche i più giovani, ha dichiarato il ministro della Salute, Roberto Speranza. Il primo passo è riconoscerla ma poi è necessario intervenire. Per questo ho firmato oggi un decreto per l’adozione di un regolamento nazionale per la prevenzione, la cura e la riabilitazione delle persone affette dal gioco d’azzardo patologico”.
Obiettivo del regolamento è quello di “Migliorare gli interventi di prevenzione, cura e riabilitazione per le persone con problemi di Disturbo da gioco d’azzardo ed a rendere omogeneo, efficace e di qualità il percorso diagnostico, terapeutico ed assistenziale del paziente, così come descritto nelle sue articolazioni e fornendo un valido aiuto agli operatori dei Servizi per le dipendenze e alle strutture private accreditate che erogano prestazioni sociosanitarie, attraverso la previsione di specifiche linee di azione”.
“Per la realizzazione di interventi di prevenzione, formazione e trattamento del Disturbo da gioco d’azzardo (Dga) efficaci e di qualità occorre che essi siano svolti in forma integrata da parte dei servizi pubblici e dei servizi privati accreditati che erogano prestazioni sociosanitarie, degli enti del Terzo settore e delle associazioni di auto mutuo aiuto della rete territoriale locale”.
Si tratta di “favorire la costituzione di un’equipe interistituzionale allargata che coniughi ‘il sapere dell’équipe clinica’ con il ‘sapere del territorio”.
“Lavorare a favore della promozione di una cultura del gioco responsabile e del reinserimento sociale dei giocatori patologici significa porre l’attenzione sulla salute e sulla quotidianità dei soggetti coinvolgendo in modo attivo la comunità intera. Occorre pertanto garantire omogeneità sull’intero territorio regionale nei livelli di integrazione fra servizio pubblico e privato sociale accreditato per mettere a punto efficaci sinergie operative fra i diversi soggetti istituzionali impegnati ad affrontare un fenomeno complesso e multidimensionale come il Dga, contribuendo fattivamente all’incremento dell’empowerment di comunità”.
Fra le azioni ritenute necessarie si individuano: la prevenzione del Dga attraverso iniziative di carattere educativo/informativo nei confronti della popolazione giovanile (bambini ed adolescenti), attraverso l’analisi del comportamento di gioco, e attraverso azioni di formazione – con un sostanziale ripensamento delle competenze degli operatori del cosiddetto “front-office”.
Sintesi delle linee di azione
Allegato al decreto si trova un documento riguardante le Linee di azione da intraprendere, in cui fra l’altro si legge: “Sulla base dello stato dell’arte delle ricerche nell’ambito del Dga, l’attività di prevenzione con approccio legato all’analisi del comportamento di gioco dovrebbe rispettare le seguenti linee di azione:
- applicazione di adeguati sistemi per la rilevazione del comportamento di gioco, nel pieno rispetto della privacy del giocatore;
- adozione di misure e strumenti che favoriscano la consapevolezza da parte del giocatore stesso riguardo al proprio comportamento di gioco e ai rischi connessi al gioco d’azzardo;
- attivazione di opportuni canali comunicativi in grado di favorire l’immediato accesso ai centri di assistenza sanitaria da parte dei giocatori problematici; d. individuazione dei fabbisogni formativi specifici per le azioni di prevenzione a favore delle diverse tipologie di destinatari.
- implementazione dei fattori che tutelano il benessere psicofisico dei giocatori all’interno delle sale quali il divieto di fumo, la salubrità dell’aria(con ricambio continuo d’aria),la presenza di luce esterna, l’assenza di musiche di sottofondo, orologi e messaggi che invitano alla moderazione”.
Gli elementi in grado di garantire una maggiore ritenzione in trattamento del giocatore e una maggiore probabilità di completare il percorso terapeutico sono i seguenti: programmi più intensivi ed integrati; coinvolgimento delle famiglie; maggiore articolazione in termini di offerte terapeutiche; professionalità qualificate e differenziate; consulenza legale e finanziaria.
Il Dga è inquadrabile come una dipendenza e, pertanto, il trattamento deve seguire gli stessi principi enunciati per le dipendenze da sostanze, confermando l’approccio multimodale e la personalizzazione del programma terapeutico. Punto di partenza è il Servizio pubblico per le dipendenze (Ser.D), il quale opera in un’ottica di integrazione e di rete con i servizi privati accreditati specialistici, sia residenziali che semiresidenziali, competenti per il trattamento del Dga.
Perché il percorso terapeutico per il trattamento del Dga funzioni davvero è necessario garantire: “l’accessibilità facilmente fruibile e tempestiva al trattamento; il costante monitoraggio del programma terapeutico e la sua flessibilità al variare della situazione clinica; la necessità di percorsi integrati anche in presenza di comorbilità psichiatrica e/o di altre dipendenze; l’approccio personalizzato e multi integrato che si dovrà basare sulle varie combinazioni di psicoterapia, psicofarmacoterapia, interventi finanziari e legali, educativi e di auto-aiuto, oltre che interventi su tutto il sistema familiare; setting di trattamento che possono essere di tipo ambulatoriale, semiresidenziale e residenziale”.
“Il servizio pubblico deve poter garantire al paziente affetto da Dga dei Percorsi diagnostici terapeutici assistenziali (Pdta) appropriati, tali da garantire: un agevole accesso alla cura del disturbo per una pronta presa in carico, possibilmente presso servizi dedicati; diagnosi e assessment appropriati, mediante tecniche e strumenti diagnostici validati; trattamenti integrati e a carattere multidisciplinare, mediante interventi ‘evidence based’ rilevabili nella letteratura scientifica nazionale ed internazionale; trattamenti ambulatoriali che prevedano, in base alle necessità, colloquio motivazionale, psicoeducazione, psicoterapia cognitivo-comportamentale (come modello psicoterapeutico di prima scelta), eventuale terapia farmacologica, terapia di gruppo, lavoro con i familiari, tutoraggio economico; trattamenti in regime semiresidenziale o residenziale, qualora il percorso ambulatoriale venga valutato o si riveli non sufficiente, in base al livello di gravità del disturbo; interventi sinergici in un’ottica di rete, soprattutto nei casi complessi o dove sia presente comorbilità psichiatrica, al fine di operare una efficace presa in carico del paziente nella sua globalità; azioni di monitoraggio del percorso di cura e di verifica dell’outcome, da parte del servizio pubblico (Ser.D.)”.