Il cammino quaresimale si apre nel tempo fortemente segnato dalla pandemia e da tante forme di povertà, vecchie e nuove. Il prolungarsi del deserto sembra toglierci il respiro e il desiderio di futuro. Quella barca sulla quale ci siamo ritrovati insieme nella tempesta, come ci ricordava papa Francesco nella veglia del venerdì santo dello scorso anno, è ancora oggi un invito alla fiducia, alla fede, alla carità, alla speranza. Il rischio che corriamo, offuscati dalle paure che porta con sé la pandemia, è di confonderci davanti alla possibilità di un cammino che si presenta ancora come dono, evento, come opportunità nella nostra vita e nelle vite delle nostre comunità. Un’opportunità che ci unisce, che parla davvero al cuore di ciascuno, dei forti e dei deboli, di chi ha e di chi non ha, di chi è in piedi e di chi è prostrato dalla sofferenza. Il Signore non abbandona, è vicino a ciascuno. Come dare voce a questa nostra certezza profonda, come viverla realmente e concretamente?
La quaresima è il tempo in cui sostiamo sull’esistenza di Gesù vissuta e donata fino in fondo nel rapporto con il Padre e con i fratelli. Una consegna totale, gratuita, capace di dare luce e senso anche oggi alla nostra vita presente, alla condizione che viviamo, al futuro che ci attende.
Ripercorrendo i passi di Gesù e il nostro stesso desiderio di essere discepoli, liberati dal suo amore, presenti a un’umanità assetata di giustizia, di verità, di speranza, di pace, ci incamminiamo insieme, per imparare da lui ad essere fermento di vita nuova, risorta.
Papa Francesco ci ricorda che il senso del nostro credere, sperare, amare, è Cristo stesso, il quale, assumendo fino in fondo la nostra umanità, desidera poter entrare negli spazi più problematici, anche disperati, della nostra esistenza. Egli vuole incontrarci nei nostri deserti, nelle nostre più intime paure, nelle nostre profonde inquietudini. È solo così, attraverso questa esperienza personale, che possiamo imparare il nuovo lessico di un’esistenza veramente umana perché condivisa, cioè il lessico della prossimità, della fraternità. Gesù si è relazionato ai vicini e ai lontani come a fratelli! Siamo chiamati anche noi a questa profonda conversione.
Come? Ricominciando dalla Parola: lasciamoci raggiungere dalla voce che parla alle nostre coscienze e chiede di accogliere la misericordia che veramente ci fa capaci di gratuità, servizio, testimonianza.
La croce di Gesù ci apre in questa quaresima a contemplare i crocifissi della storia… per contemplare davvero la vita. La croce di Gesù e le croci di tanti, anche nelle nostre famiglie e nelle nostre comunità, ci obbligano ad alzare lo sguardo, perché il cammino non va fatto a testa bassa ma con lo sguardo fisso verso l’unica méta che vale la pena raggiungere: la Comunione.
Seguire Gesù in questa quaresima ci aiuterà a incontrare nuovamente gli altri, ad accorgerci degli invisibili, all’alba del terzo giorno, all’alba di una speranza nuova. Ciascuno giunga al sepolcro con il suo olio profumato e porti tutta la speranza di una rinascita, la speranza che nulla sia finito di ciò che dà senso e valore alla nostra vita.
I tre impegni che sempre caratterizzano il cammino della quaresima, la preghiera, l’elemosina, la penitenza, si colorino davvero delle luci del nuovo giorno: della fiducia in Dio e nell’altro; della condivisione della nostra vita, del nostro servizio, delle risorse spirituali, economiche e materiali, perché nessuno resti indietro; dell’incontro riconciliante con il Dio della vita che ha cura di tutti e di ciascuno e che sempre vive nel sacramento dell’incontro con l’altro.
Per tutto questo, la Caritas diocesana sente l’esigenza di augurare a tutti un buon cammino quaresimale, ricordando che la cura delle persone, famiglie, comunità, più fragili, è affidata a ciascuno e prima di essere servizio è un dono che ci fa l’altro e che ci fa il Signore. Questa cura ci tenga uniti come Caritas parrocchiali, sia la nostra come un’unica rete gettata sulla Parola di Gesù e sul mondo!
Per fare in modo che questo sogno condiviso diventi realtà è importante assumerci un impegno in questa quaresima: interessarci in prima persona, tutti, senza distinzioni di ruoli, comunicandoci reciprocamente i segni di bene, di speranza, di solidarietà, che già si stanno generando nelle nostre comunità. La quaresima diventi annuncio di vita nuova, di una reciprocità possibile. La carità non si esaurisce nel fare qualcosa ma si moltiplica e cresce nel diventare commensali dell’unica mensa: fratelli con i fratelli, come Gesù che è stato in mezzo ai suoi come colui che serve.
Il Papa ci invita a vivere una quaresima di carità ricordandoci che “il poco, se condiviso con amore, non finisce mai, ma si trasforma in riserva di vita e di felicità”. La vera carità, continua il Papa, “si rallegra nel veder crescere l’altro. Ecco perché soffre quando l’altro si trova nell’angoscia: solo, malato, senzatetto, disprezzato, nel bisogno… La carità è lo slancio del cuore che ci fa uscire da noi stessi e che genera il vincolo della condivisione e della comunione”. Anche il digiuno e l’astinenza assumono un senso profondo alla luce della carità: “Facendo esperienza di una povertà accettata, chi digiuna si fa povero con i poveri e “accumula” la ricchezza dell’amore ricevuto e condiviso”. Tutto questo ci aiuterà ad assumere uno stile di vita sobrio e attento all’essenziale.
Buona Quaresima a tutti! L’amore di Cristo crocifisso e risorto trasformi sul serio il nostro sguardo e ci liberi da ogni pregiudizio, da ogni chiusura verso l’altro, soprattutto verso i più deboli.
Don Pino e tutta l’equipe Caritas