Le realtà ecclesiali, segno di speranza

Sabato 18 luglio alle ore 9,15 si è tenuto un video Incontro rivolto a tutte le Aggregazioni laicali e in particolare a tutte le Consulte diocesane. L’incontro, dal tema “Le realtà ecclesiali, segno di speranza”, è stato organizzato dalla Consulta Nazionale delle Aggregazioni Laicali la quale, nei mesi scorsi, aveva inviato una lettera in preparazione di questo evento. La Consulta della nostra diocesi, oltre a comunicare la data di tale incontro, ha provveduto anche essa a preparare con una propria comunicazione le Associazioni diocesane. All’incontro, che è stato molto interessante e proficuo, hanno partecipato, come relatori, responsabili nazionali di varie Associazioni (CNAL, AC, CL RnS, Movimento dei Focolari, Comunità di Sant’Egidio, Forum Associazioni Familiari, Retinopera, Scout d’Europa, FUCI, Incontro Matrimoniale, MEIC UCID). L’iniziativa è stata pensata per fare il punto della situazione sugli effetti provocati dal lungo periodo di emergenza dovuto al COVID 19. Esigenza avvertita profondamente per condividere le cose fatte durante il periodo ed il modo in cui sono state realizzate, nonché allungare lo sguardo su un futuro che non sarà e non dovrà essere più come prima. Il video convegno è iniziato con il saluto di Mons. Russo (Segretario Gen. CEI), il quale si è soffermato sul concetto di appartenenza, che non significa esclusione o privilegio né tantomeno privazione o rinuncia, ma ricchezza. Ha richiamato le parole di Papa Francesco nell’Evangelii gaudium (n. 236): il modello è il poliedro che riflette la confluenza di tutte le parzialità che in esso mantengono la loro originalità. Questo è il modello, dunque, a cui devono tendere tutte le Aggregazioni laicali. Mons. Russo, però, all’appartenenza associa un secondo pensiero quello della testimonianza. Essa ha una radice profonda che indica un impegno non superficiale, ma profondo e radicale, cioè che va all’essenza. Il laicato impegnato, per fede e per scelta, testimonia l’importanza dell’essere. Molto spesso si è portati a legare la testimonianza alle cose da fare, al che cosa. Invece è richiesto uno scatto: concentriamoci sul come. La testimonianza, continua, il presule, è la trasparenza della vita cristiana, ossia di una vita secondo il Vangelo. In questo senso non si decide di diventare testimoni, ma si decide di essere cristiani veri, autentici. I diversi interventi che si sono susseguiti hanno prima descritto le attività svolte da ciascuno durante il periodo della pandemia e poi messo in evidenza l’importanza di non avere più paura di collaborare insieme, in quanto il lockdown, ci ha fatto capire quanto siano importanti le relazioni, lo stare insieme. Le Associazioni con la loro pluralità hanno il compito di intraprendere nuove strade, affinché non ci siano più persone sole, non ci sia più una sensazione di impotenza dinanzi a problemi gravi. Con la pandemia abbiamo scoperto nuovi modi per incontraci e dialogare, a questo punto non dobbiamo diffidare, ma valorizzare anche questi mezzi, fermo restando l’importanza del contatto e della presenza fisica. Le Associazioni hanno sempre fatto molto nel soccorrere i più deboli e spesso purtroppo hanno anche sostituito lo Stato. Dopo questa esperienza traumatica del Covid-19, esse non devono fare altro che andare avanti affrontare la situazione di petto, sperimentare vie nuove senza paura. Devono andare alla radice del proprio essere cristiano, cioè sentirsi veramente fratelli, fare rete tra le varie associazioni: passare dalla formazione dell’individuo alla formazione del noi. Da più parti, infine, è stato messo in evidenza il bisogno di non lasciare soli gli anziani. La Pandemia, infatti, ci ha dimostrato la loro fragilità, dunque, tocca a tutte le associazioni considerare come obiettivo principale curare le famiglie, di cui gli anziani sono un elemento costitutivo importante. Pensare, quindi, ad una progettazione per un nuovo sistema assistenziale degli anziani.