Il 13 maggio 2019 i vescovi della Metropolia di Benevento sottoscrissero un documento dal titolo: Mezzanotte del Mezzogiormo? Lettera agli Amministratori, nel quale mettevano a fuoco il persistente e grave ritardo nello sviluppo delle cosiddette “aree interne”. Rifiutando di aderire alla rassegnazione, come se i giochi, ormai, fossero fatti e l’unica possibilità rimasta quella di un accanimento terapeutico per ritardare, quanto più possibile, la morte dei propri territori, esortavano ad agire non in maniera disorganica o, ancor peggio, scomposta, ma con una progettualità profetica, con “un progetto strategico di lunga gittata che miri a privilegiare l’interesse comune, il quale solo può consentire il benessere di tutti, singole persone come enti locali”.
Nei giorni 24-25-26 giugno 2019, si tenne il Primo Forum degli Amministratori Campani, con la relazione introduttiva del prof. Luigino Bruni; intanto, il 12 giugno, Papa Francesco aveva scritto, per l’occasione, una lettera all’arcivescovo di Benevento, nella quale affermava: “La condizione precaria delle fasce più deboli della società richiede da parte di tutti – istituzioni, comunità ecclesiali, realtà educative ed assistenziali – un costante sforzo per chinarsi sulle difficoltà e le sofferenze di tanti nostri fratelli e sorelle, offrendo loro gesti concreti di condivisione e di solidarietà. Auspico, pertanto, che si dedichi ogni energia per ridare speranza alle persone più deboli e bisognose di aiuto, in vista di una società sempre più accogliente, fraterna e a misura d’uomo”. Copia di questi testi e del programma del Forum è stata consegnata al Presidente della Repubblica dall’arcivescovo di Benevento, quando il Presidente è intervenuto all’inaugurazione dell’anno accademico, nel capoluogo sannita, il 28 gennaio 2020.
In vista del secondo Forum, in programma nel prossimo autunno (data ancora da fissare), giovedì 25 giugno alle ore 12, i vescovi promotori * della Lettera s’incontreranno al Quirinale con il Presidente della Repubblica per discutere dei temi sottolineati con forza nel documento rivolto agli Amministratori e per chiedere una rinnovata attenzione ai territori delle “aree interne”, questione che non può continuare a restare marginalizzata nell’Agenda di Governo: quello sannita-irpino, infatti, è un territorio povero di popolazione e di risorse, che dopo la pandemia vedrà – facile previsione – aumentare il numero dei poveri. Ironia della sorte, proprio la recente pandemia ha peraltro messo drammaticamente in luce le potenzialità delle aree interne rispetto ai grandi raggruppamenti urbani e alle aree metropolitane.
I vescovi sono fiduciosi che l’attenzione e le parole di stima che – nell’udienza concessa agli educatori del seminario di Posillipo nel febbraio di quest’anno – il Presidente della Repubblica ha avuto per la loro iniziativa e per la promozione di un percorso che veda uniti amministratori delle realtà più fragili del Paese, non cadranno nel vuoto. Essi non pretendono, né intendono, sostituirsi a nessuno arrogandosi compiti che non competono loro. Non spetta infatti ad essi formulare progetti di chiara valenza politica, né, ancor meno, programmi. Piuttosto, in risposta a quello che è il loro compito di pontefici, ai quali spetta essenzialmente costruire ponti, intendono proporre un metodo che, anche in politica come in economia, tenga fermo il primato della comunione. E il metodo è quello del camminare insieme, di “fare rete, quindi, gioco di squadra, programmando insieme una politica di sviluppo: se riuscissimo nell’intento, tutti ne trarremo vantaggio; in caso contrario, tutti saremo destinati a perdere” (Mezzanotte del Mezzogiormo?).
Essi sono convinti che un serio progetto per le Aree interne avrebbe ricadute positive, anche sul piano economico, per tutta la Nazione. In un contesto dove i rapporti umani sono più forti e stabili che non nei grandi raggruppamenti urbani o – peggio ancora – nelle aree metropolitane –, risultano infatti più facili anche quei legami di solidarietà che in altri contesti lo Stato deve impegnarsi a garantire (non sempre con efficienza né efficacia) con grosso dispendio economico. Nei nostri piccoli Comuni molte persone si prendono cura dei vicini anziani, vigilando su di loro a distanza, come faceva Miriam, la sorella di Mosè, quando il fratello infante, nel cestino, fu affidato alla Provvidenza. Ebbene, quante persone potrebbero vivere in modo più dignitoso e sereno la propria vecchiaia in questi territori (invece che in tante case di riposo…), e quanto beneficio economico ne trarrebbe lo Stato, se vi fosse un progetto serio per rivitalizzare le nostre terre?
I vescovi sono convinti che il Presidente della Repubblica saprà confortare la loro azione anche con suggerimenti e stimoli affinché essa convinca gli attori dello scenario politico-amministrativo a sperimentare nuove prassi e a praticare finalmente azioni convergenti e, perciò, produttive per il bene delle comunità.
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* i vescovi che incontreranno il Presidente Mattarella sono: Felice Accrocca, arcivescovo metropolita di Benevento; Arturo Aiello, vescovo di Avellino; Domenico Battaglia, vescovo di Cerreto Sannita-Telese-Sant’Agata de’ Goti; Pasquale Cascio, arcivescovo di Sant’Angelo dei Lombardi-Conza-Nusco-Bisaccia; Sergio Melillo, vescovo di Ariano Irpino-Lacedonia; ad essi si unisce dom Riccardo Guariglia, abate di Montevergine.