“Stupore per la bellezza”. E’ l’esclamazione che più di ogni altra s’è ascoltata dalla bocca degli astanti; quella che più s’è riconosciuta nei loro occhi.
L’occasione: la presentazione, in una colma Aula Madonna delle Grazie del Seminario di Benevento, del libro “Indimenticabile. I 33 giorni di papa Luciani”, di Antonio Preziosi, giornalista, scrittore e direttore di Rai Parlamento.
L’incontro, realizzato con il supporto dell’Istituto Superiore Scienze Religiose ‘San Giuseppe Moscati’ di Benevento, moderato dal direttore, Don Leonardo Lepore, ha potuto beneficiare dei saluti istituzionali del vicesindaco di Benevento, Maria Carmela Serluca, del presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Campania, Ottavio Lucarelli, e degli interventi di Monsignor Felice Accrocca, Arcivescovo di Benevento, e Monsignor Domenico Battaglia, Vescovo di Cerreto Sannita-Telese-Sant’Agata de’ Goti. Preziosi ha tratto le conclusioni.
E’ stato Don Mimmo Battaglia a catturare, per primo, l’attenzione degli intervenuti, prendendoli per mano e non lasciandoli più andar via. Le sue parole, vibranti e lenitive al contempo, hanno permesso di fare luce sulla figura di Papa Luciani, scoprendone tratti colpevolmente ignorati. Centrale nel suo intervento il parallelismo tra la figura di Papa Giovanni Paolo I e Papa Francesco: “Fa un certo effetto rileggere le parole che a distanza di anni, arrivando al 2013, verranno pronunciate in maniera quasi simile da un altro papa quando Luciani dice: ‘Voi sapete che il dovere del Conclave era quello di dare un vescovo a Roma. Sembra che i miei fratelli cardinali siano andati a prenderlo quasi alla fine del mondo, ma siamo qui’.
Proprio all’umiltà, Papa Luciani – ha continuato Battaglia – in qualche modo dedicò il suo pontificato: ‘Dobbiamo sentirci piccoli davanti a Dio, mi limito a raccomandare questa virtù tanto cara al Signore. Gesù ha detto di imparare da lui, mite e umile di cuore. Anche se avete fatto delle grandi cose dite Siamo servi inutili. Invece la tendenza in noi tutti è piuttosto al contrario, è quella di mettersi in mostra. Bassi, bassi, perché così ci vuole il Signore: Signore, prendimi come sono, con i miei difetti, con i miei peccati, ma fammi diventare come tu desideri’.
La bellezza e la spiritualità. Allora cos’è la cosa che particolarmente ha colpito me e che colpisce ancora oggi: un modo di comunicare umile, semplice ma efficace, pur possedendo un bagaglio culturale amplissimo”.
“Vedete – ha continuato Battaglia – Luciani era solito parlare a braccio, corredando con episodi e aneddoti tratti dalla vita concreta, così che tutti potessero facilmente comprendere. Si rivelò un pastore innamorato del suo gregge. Oggi papa Francesco direbbe Sentiva l’odore delle pecore. Alcuni, anche grandi teologi, dinanzi a questo, non possiamo negarlo, hanno arricciato il naso. Perché il papà comunicava in maniera semplice i principi della fede e della vita cristiana. Parlava al cuore del popolo di Dio e lo faceva con il sorriso sulle labbra.
Antoine Saint Exupery diceva ‘Non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi’. Ecco Luciani parlava al cuore della gente”.
Poi, il passaggio che più ha commosso la platea: “All’Angelus del 10 settembre 1978 pronunciò una frase meravigliosa Noi siamo oggetto da parte di Dio di un amore intransitabile. Dio è papà, più ancora madre. Dio è madre”.
“Ripeto – ha concluso Battaglia – accoglieva la gente con sorriso per dare fiducia e coraggio. Veniva da una famiglia serena e dignitosa, anche se una famiglia povera. Conosceva i problemi della fatica della vita.
Questo gli facilitava la vicinanza alla gente comune, provata dai tanti problemi quotidiani. In quel famoso Angelus del 24 settembre quasi come un testamento disse L’amore sarà sempre vittorioso, perché l’amore può tutto”.
Monsignor Accrocca ha poi preso la parola ed è stato come assistere a un esercizio di logica e di fede, a un confronto tra pari nel rispetto reciproco.
“Se il pontificato di Luciani avesse potuto avere un seguito, è coerente credere che sarebbe stato fortemente improntato al tema della Misericordia, con un linguaggio pastorale innovativo semplice e capace di grande forza comunicativa, immediatamente comprensibile, come quello, a me piace ricordare, di Papa Giovanni XXIII. Papa Giovanni Paolo I bucava lo schermo e faceva del perdono, dell’accoglienza, della schiettezza i suoi tratti nonostante una vastissima cultura teologale. Nonostante i soli 33 giorni, il suo papato è rimasto nei cuori delle persone. Di tutte, nonostante le forti ideologie del tempo che, oggi, mi sento di rimpiangere”.
Preziosi, piacevolmente sorpreso, ha ringraziato gli organizzatori e gli interlocutori e ricordato alcuni dei tanti aneddoti contenuti nel suo libro e narrato la genesi di quanto narrato grazie a un certosino lavoro sulle fonti, fatto tanto di ricerca sui testi che di presa diretta di informazioni e dichiarazioni. Raccogliendo la convinzione dei due vescovi sulla santità di Luciani, ha persuaso il pubblico del rigore del suo lavoro, testimoniandolo con la modestia che s’addice ai professionisti che eccellono.
Delizioso la maestria con cui Don Leonardo Lepore, direttore dell’Issr, ha moderato l’incontro, offrendo spunti e raccordi, riflettendo sul testo, regalando chiavi di lettura e di congiunzione.
Il ricavato delle vendite del testo effettuate nel corso dell’incontro è stato devoluto alla Caritas di Benevento. Presente il suo direttore, Don Nicola De Blasio.