Le stelle che, fino a quel momento, m’avevano indicato la strada si congiunsero tra loro insieme e poi si unirono a questa figura, che chiamare celestiale penso sia dire poco. Una visione paradisiaca. Credo di non aver mai visto tanta bellezza tutta insieme. Misteriosa, ma bellissima. Non sempre visibile ad occhio umano, ma abbagliante. La sua luminosità abbagliava come fari nella nebbia, come un riflesso dei nostri desideri. Questa bellezza di luce si faceva perdonare il fatto di non poter essere vista in volto. Mi prese per mano. Mi ritrovai a vagare con lei tutta la notte. Senza capirne il motivo. Perché un conto è decidere di seguire delle luci, inizialmente per curiosità, per poi accorgerti che ti avevano disegnato una mappa da seguire per incontrare realtà tormentate. Un altro conto, completamente diverso, è decidere di seguire una persona. Che, per lo più, non conosci e che non riesci nemmeno a vedere integralmente, tanto la luce che emanava era accecante. Iniziammo una camminata in collina, tra erba alta e asfalto, mentre un vento glaciale non solo ululava incessantemente, ma ti gelava il sangue. “Ciò che ho vissuto è stato estremamente toccante”, pensai. “Ma come sempre pensiamo semplicemente a vivere al meglio il presente, l’oggi, il qui ed ora come dono da scartocciare”.
Mi fece salire dei gradini di pietra per introdurmi nel salone della Società Operaia di Cerreto Sannita, dove, in un caratteristico bussolotto, venivano estratti i numeri della tombola per una causa di solidarietà. Poi mi ritrovai, sempre a Cerreto, in un altro salone, più ampio, quello del teatro di Casa Santa Rita, sede della cooperativa sociale di comunità iCare. Sedie colorate dappertutto, c’è aria di vita in questo posto, aria di un’attesa che è stata ripagata da nuove opportunità che hanno fatto capolino dalla finestra, aria di sogni da fare insieme per costruire realtà che cominciano. Tra i tanti sogni di iCare, c’è quello del laboratorio di pasticceria di comunità “DolceMente”, dedicato ai ragazzi che vivono realtà di disagio fisico, salute comportamentale, familiare, economico. Non sono entrato in cucina, ma le dolcezze preparate dai ragazzi le ho assaggiate tutte. Ed ho anche conosciuto tutti loro, novelli pasticcieri in erba. Maria, Stefano, Giuseppe, Valentino, Maria, Enza, Laura, Valeria, Luigi, Clemente, Alba, Roberto e Daniela. Centodieci e lode davvero!!! Incontro anche Michele e Maria sulla carrozzina. Michele è impossibilitato a parlare con la sua voce, si serve di un supporto elettronico. Mentre Maria, beh, potrebbe tranquillamente insegnare in un’università, tanto è coinvolgente ad esporre con il curoe i suoi concetti. In maniera chiara e diretta, senza tanti giri di parole e con la genuina schiettezza di chi non ha peli sulla lingua.
Me ne porto via diversi di pacchi di biscotti. Tutti diversi, ma tutti gustosi ed invitanti. Quasi a simboleggiare che è proprio la variegata diversità che va unita e non divisa, mischiata e non selezionata, contaminata e non esclusa. Mi sorprende e meraviglia sempre la ricchezza di un noi che desidera insieme. E’ più forte come il cemento. E’ altamente educativo. Per la bellezza preziosa di ogni singola differenza. Ed anche per il secondo insegnamento che ci dà: mai giudicare un libro dalla copertina, ma comprendere che cosa ci sia dentro e dietro. Il sogno si persegue senza badare alle apparenze, ma concentrandosi sulle presenze e raccogliendo le altre, aspettando i passi di tutti. Soprattutto di coloro che hanno smesso di sognare. Questo perché c’è qualcosa di peggio dei sogni svaniti: è il perdere la voglia di continuare a sognare. A volte i sogni possono realizzarsi. Bisogna crederci fortemente. A volte, quando tutto sembra perduto, ci sono angeli che appaiono per portarci serenità. Anche se spesso essi non sono come la nostra immaginazione ci aveva dettato. E fatichiamo persino a riconoscerli. Per questi ragazzi speciali gli angeli portano il nome delle loro famiglie che, con pazienza, li accompagnano e di tutti gli operatori di questa cooperativa sociale. Dai giovani pasticcieri alle volontarie, dai tutor scolastici alle assistenti sociali e alle psicologhe. Loro stessi, i ragazzi, sono tutti angeli con un’ala sola che possono volare soltanto rimanendo abbracciati. Mi venne in mente questa definizione ripresa da don Tonino Bello.
Il groviglio di luci m’invita a proseguire il cammino. Non prima di lanciare sul luogo che stavamo lasciando due fiori. Quello del sogno e quello della fiducia. Continuiamo, poi, a camminare ed è ancora buio. Vorrei tanto un attimo fermarmi per sedermi su quel grosso masso, riprendere un po’ fiato e riposarmi. E’ la volta buona? No, mi sbagliavo, non lo è. Si prosegue. Non credo che ci fermeremo a breve, ma ci spero ancora. Fu in quel momento che iniziai a capire perché avevamo imboccato quella notte quel sentiero buio, freddo e nebbioso. Dovevo fare luce su un’ultima cosa dentro di me. Una cosa che avrebbe destabilizzato la mia vita per sempre da quel momento in poi.