La lunga e sospetta scia di incendi dolosi negli impianti di stoccaggio dei rifiuti della Campania è approdata anche nel nostro territorio. Una precisa strategia criminale, quella dei roghi, tesa senza dubbio a nascondere qualcosa d’illegale che non deve essere portato alla luce, tutto a vantaggio di chi, dal sistema di corruzione relativo al business dei rifiuti, ne ha tratto enormi guadagni illeciti. Nel giro di tre giorni di distanza, infatti, sono stati dati alle fiamme un’azienda produttrice di sacchetti di plastica di Valle di Maddaloni e, per ben due volte, l’impianto Stir (Stabilimenti di Tritovagliatura ed Imballaggio Rifiuti) di Casalduni. “Come Consiglio Diocesano di Azione Cattolica – esordisce la nota dell’Ac diocesana – crediamo, come concetto generale, che le istituzioni preposte ai vari livelli (comunale, provinciale, regionale e nazionale), più che fare a gara a chi rilascia la promessa-spot più esaltante ed entusiasmante, debbano cercare, per darle, spiegazioni dettagliate ed esaurienti ai cittadini, rivelando la verità oggettiva dei fatti rispetto ad alcuni punti interrogativi, al fine di trovare insieme delle soluzioni dialogando. Bene, quindi, hanno fatto i sindaci di alcuni comuni a richiedere ufficialmente lo stato di emergenza ambientale con tanto di esposto alla Procura, la rimozione immediata delle ecoballe e di tutto il materiale bruciato, le analisi per stabilire il livello d’inquinamento dell’aria, dell’acqua e dei terreni agricoli, nonché la messa in sicurezza definitiva del sito, sequestrato dalla magistratura. Le responsabilità di carattere penale saranno accertate dagli inquirenti. Ma bisognerebbe partire, dapprima, dal chiarire anche cause e responsabilità politiche oppure, altrimenti, non potrà mai essere rispettato pienamente il patto sociale tra istituzioni e cittadini, condizione assolutamente necessaria ed indispensabile per fare più rete territoriale, per avere più fiducia in chi ci rappresenta e per ottenere più coinvolgimento dei cittadini nella cura dei beni comuni. Tre gli interrogativi:
Poiché la struttura è stata interessata da diversi incendi dolosi e malfunzionamenti negli ultimi anni (l’ultimo risale allo scorso mese di aprile) perché nello Stir non era stato ancora installato un impianto di vigilanza, videosorveglianza e antincendio adeguato? Come ci si vuole muovere?
Perché, dopo 14 anni, nonostante le numerose promesse, non sono state rimosse le tonnellate e tonnellate di ecoballe stoccate, ammassate nei piazzali adiacenti allo Stir? Come sintende procedere per rimuoverle tutte?
L’Arpac ha reso noto che i primi risultati delle analisi sulle emissioni nell’atmosfera, dopo i primi giorni dall’incendio doloso al capannone adibito alla vagliatura dei rifiuti, evidenziano valori entro i limiti di legge, tranquillizzando così la preoccupata popolazione. Ma, in realtà, qual è la reale consistenza del danno che si sta verificando alla salute delle persone, all’ambiente e ai prodotti agricoli, causato dalle sostanze tossiche emesse da tutti gli incendi che, negli ultimi anni, hanno interessato la zona?
I temi, dunque, sono tre: i mancati controlli, la tracciabilità e il corretto smaltimento dei rifiuti urbani e di quelli speciali industriali e tossici e le conseguenze di tutto questo (salute delle persone e avvelenamento dell’ambiente). Senza parlare degli altri scempi ambientali che devastano il nostro territorio tra sversamenti illegali, inquinamento, degrado, soprusi e speculazioni. Vorremmo che le chiacchiere siano sostituite dalla verità, dalla ricerca concreta di soluzioni condivise, da una tutela reale del nostro territorio. I sindaci si stanno muovendo in questa giusta direzione. Alle famiglie delle comunità di Casalduni, Pontelandolfo, Fragneto Monforte, Santa Croce del Sannio, Morcone, Sassinoro, Fragneto l’Abate e Campolattaro va tutta la nostra solidarietà e vicinanza, così come ai dipendenti della Samte, preoccupati per il loro futuro lavorativo, e a tutti coloro, a cominciare dai Vigili del Fuoco e da tutte le forze dell’ordine, che tempestivamente sono intervenuti per spegnere l’incendio, mettere in sicurezza l’area ed evitare ulteriori danni ambientali.
Come Azione Cattolica diocesana assicuriamo a tutti che non ci stancheremo di dare voce a chi non ne ha, di non chiudere gli occhi e di provare a svolgere il nostro lavoro formativo ed educativo a servizio delle comunità parrocchiali. Auspicando che i tempi siano maturi per passare dalla resistenza di pochi all’impegno di molti, dall’indifferenza di molti ad una forte coscienza civile da parte di tutti. A noi comunità cristiane, nello specifico, è chiesto di educare alla responsabilità ambientale e alla formazione delle coscienze (LAUDATO SI 209-215) per sensibilizzare alla cura della casa comune che ci è stata donata dal Signore e per permettere alle prossime generazioni di averne cura a loro volta. Spenti gli ultimi focolai, facciamo sì che non si spenga anche l’attenzione sull’intera vicenda”.
- Home
- VESCOVO
- DIOCESI
- CURIA
- TERRITORIO
- STRUTTURE DIOCESANE
- DOCUMENTI PASTORALI
- AREA COMUNICAZIONE
- MEDIA
- BANDI DI GARA