Un anno di iCare, presentati i progetti in corso ed inaugurato lo Sportello Migranti, abbattendo simbolicamente un muro

I un anno di icare 12

Sei progetti, mappatura del territorio diocesano, una community di circa 100 giovani, incontri di formazione, quattro foranie coinvolte. Sono questi, in estrema sintesi, i numeri del primo anno di lavoro di iCare cooperativa sociale di comunità – Ufficio progettazione e fragilità della Diocesi di Cerreto Sannita-Telese-Sant’Agata de’ Goti.

EcoLab, nato dall’idea di un gruppo di donne volontarie che, nella vita, sono mamme, casalinghe, professioniste e che, nella cooperativa, hanno trovato il modo di esprimersi. I prodotti vengono realizzati con materiale di scarto (pellame, carte, stoffe di risulta di altre lavorazioni ecc), sono: handmade; ecosostenibili; ad alto impatto sociale e ambientale. Il progetto DIT – Do it Togheter con la sua attività di co-progettazione degli spaziIII un anno di icare 10 e l’autocostruzione dei giovani locali e migranti sta facendo delineare nuove forme di accoglienza di comunità. La Casa delle Donne, un progetto ambizioso che punta alla creazione di una filiera di contrasto alla violenza di genere e alle donne con difficoltà. Il progetto di Agricoltura Sociale di comunità che si rivolge alle persone con disabilità lieve e alle persone con sindromi psichiatriche tentando di ridurre isolamento e stigma attraverso una risposta terapeutica e occupazionale. Il progetto iCare DolceMente, un laboratorio di pasticceria di comunità dedicato ai ragazzi che vivono realtà di disabilità, disagio fisico, di salute comportamentale, un anno di icare 8familiare, economico, gestito e coordinato da giovani pasticcieri della communty di iCare, volontarie, tutor scolastici, assistenti sociali e psicologhe. Infine, attraverso il Progetto Policoro sono stati attivati diversi percorsi e progetti di Alternanza Scuola/Lavoro in alcuni istituti scolastici superiori del nostro territorio diocesano su temi relativi al giornalismo e alla cooperazione sociale.

In questo loro percorso di Alternanza Scuola/Lavoro di 40 ore, gli studenti hanno svolto diverse attività, tra le quali:

– orientamento (tra cui la stesura di un curriculum).
– un percorso sulla progettazione sociale.
– l’analisi dei vari modelli di cooperativa.
– la creazione e gestione di una cooperativa di comunità.

Sempre in relazione al mondo del lavoro, iCare, insieme alla Caritas diocesana, agli Uffici della Pastorale Sociale del Lavoro, della Pastorale Giovanile e delle Comunicazioni Sociali, all’Azione Cattolica diocesana e al Movimento Studenti di Azione Cattolica, sta provando a disegnare il Progetto Policoro, il cui animatore di comunità è Luca Pacelli e la tutor è la presidente di iCare Mirella Maturo, con l’animazione del territorio, con una newsletter formativa ed informativa sul mondo del lavoro, con l’orientamento nelle scuole, con uno sportello di sviluppo delle competenze in periodi di tirocinio nella cooperativa.

Questi i progetti presentati ieri nel corso di una partecipatissima festa all’interno del bene rigenerato di Casa Santa Rita a Cerreto Sannita, uno spazio condiviso insieme a Caritas, Casa per la Pace e Famiglie in rete. Un punto di incontro e di ascolto dove le fragilità diventano risorse che possono contribuire al cambiamento, dove la Chiesa può realmente accompagnare da vicino la vita delle persone per produrre innovazione sociale. Un luogo creativo dove provare a generare un nuovo sviluppo locale, che attivi reti nuove anche con il mondo delle imprese, del credito delle istituzioni con un processo partecipativo dal basso che anima la possibilità di futuro. Un luogo di lavoro e di coordinamento delle varie attività di volontariato e di cooperazione sociale, per favorire la condivisione di idee, di proposte, di energie e l’attivazione di un nuovo volontariato. Un luogo poter credere che la giustizia sociale va di pari passo alla dignità, alla corresponsabilità. Un luogo nel quale poter avere voce, un luogo per dare voce: a tutti.
Un pomeriggio intenso e ricco di umanità – aperto dai ragazzi de ‘I suoni della vita’ – che insieme a “dignità” è stata una delle parole riecheggiate più volte nel corso degli interventi. Presenti, anche il questore di Benevento, il dott. Giuseppe Bellassai, il vicecomandante della locale Stazione CC, Rizzo ed il vescovo mons. Domenico Battaglia. A raccontare il cammino fatto, le progettualità, coloro che in questi mesi hanno lavorato senza mai risparmiarsi. Un lavoro, consapevole e necessario a dare quelle risposte che il territorio attende da tempo.

In questo primo anno, iCare è riuscita a mettere in piedi una rete di giovani, ha avviato percorsi formativi attraverso le officine creative permanenti, promosso incontri foraniali e analizzato il territorio per provare a capirne i bisogni e studiare soluzioni. Tanti di questi giovani, si sono poi attivati nelle diverse progettualità che iCare sta portando avanti, alcune in collaborazione con la Caritas, per generare un nuovo volontariato e nuovi servizi nelle proprie comunità promuovendo così: benessere e coesione sociale.

A concludere il pomeriggio, mons. Battaglia che rivolgendosi alle tante persone presenti ha poi detto: “C’è una frase alla quale mi sono aggrappato mentre ascoltavo le testimonianze, ‘accendere un fiammifero vale molto di più che maledire l’oscurità. Noi in questo tempo abbiamo semplicemente cercato di accendere un fiammifero per non maledire l’oscurità. È stato bellissimo sentire l’emozione del racconto di chi mi ha preceduto. Quando sono arrivato qui ho detto che bello poter credere nei sogni, poter passare dalla forza dei sogni alla concretezza dei segni. Ecco, quelli che abbiamo seminato sono soltanto dei segni, segni importanti che dicono: ci siamo. Segni importanti, che dicono: ci siamo, e noi vogliamo continuare ad essere speranza per questo territorio”.

Insomma: la Chiesa in uscita, la Chiesa degli ultimi, la Chiesa del grembiule predicata da mons. Battaglia inizia a produrre frutti. “Abbiamo voluto, desideriamo, abitare questo territorio e amarlo significa prendersi cura. La ragione per cui sono nati tutti questi progetti è questa: prendersi cura della gente che abita questo territorio, soprattutto di coloro che hanno difficoltà e non per poter esprimere ‘pietà’ ma perché queste persone hanno diritto di cittadinanza e nel momento in cui sono al centro, queste persone diventano ricchezza per tutta la società”.

Rialzarsi ma non da soli, attendere chi fa fatica, camminare insieme. “Quello di questa sera – ha poi aggiunto – quello che stiamo celebrando questa sera non è un momento ma solo un passo, e la speranza consiste nel fare il passo successivo. L’invito è quello di cominciare a guardare la realtà, con uno sguardo nuovo. Fuori da qui c’è un mondo, di persone che dobbiamo essere capaci di incontrare, che sentono il bisogno di essere accolte e con le quali costruire percorsi di giustizia e solidarietà”.

Rivolgendosi alle tante famiglie con ‘fragilità’ ha poi concluso: “Ogni figlio è una benedizione e non abbiate paura delle prove, delle tribolazioni, la speranza passa attraverso queste prove che la vita ci mette davanti con la certezza che c’è un Dio che è amore che non ti abbandona mai”.

Inoltre, prima della festa ha preso ufficialmente il via nella nuova location lo Sportello Migranti, ad inaugurarlo – abbattendo simbolicamente un muro – Oliver e Don Mimmo, un luogo nel quale sarà possibile riceve assistenza, consulenza, essere visitati perché conosciamo una sola razza: quella umana.

Michele Palmieri