Storie di tenerezza, di accoglienza di chi è nel bisogno. Storie di percorsi di autenticità. Storie soprattutto di voci e di volti, di abbracci, di sorrisi, di perle preziose. Perle come i bambini del Centro di Riabilitazione Relax di San Salvatore Telesino, accuditi amorevolmente e premurosamente da tutti i medici e il personale sanitario, che il vescovo Mimmo è passato a trovare. Basta un suo sguardo per addolcire il loro disagio, una sua parola per attenuare la sofferenza delle loro famiglie. Li ha fatti presentare uno ad uno, aspettando che i più timidi o i meno rapidi ad esprimersi dicessero il loro nome per intero perché bisogna sempre aspettare i passi di tutti, affinchè nessuno rimanga mai indietro.
“Ognuno di noi è unico – ha sostenuto con forza il vescovo Mimmo – ed è bellissimo proprio perché unico ed irripetibile. E proprio per questo motivo – ha detto ai bambini e ai ragazzi – Dio non ha fatto di nessuno di noi un doppione”. Poi ha risposto ad alcune domande che gli sono state rivolte sul come aiutare bambini, ragazzi e giovani nella società di oggi (“E’ il primo compito degli adulti quello di camminare con loro, dando fiducia e speranza perché tutti voi avete il diritto di vivere”), su che lavoro voleva fare da bambino (“Il contadino, come mio padre”), su whatsapp e sui social network in generale (“Il problema è l’uso-abuso che se ne fa con il rischio che le relazioni virtuali sostituiscano le relazioni reali ed autentiche”), sul come volere il meglio per tutti i bambini e i ragazzi che stanno affrontando difficoltà (“Vorrei che siano sempre accolti così come sono, per quello che sono senza discriminazioni perché tutti loro, nessuno escluso, hanno il diritto di stare in questa società e di starci da protagonisti, perché tutti loro, nessuno escluso, hanno il diritto di dare il meglio per questo territorio”). Poi si passa al tema dell’indifferenza che divora speranze, sogni e attese. “Combattere l’indifferenza – spiega il vescovo Mimmo – significa combattere contro la rassegnazione, la sfiducia, l’accettazione passiva, le convenienze del momento, la connivenza, l’omertà”. Laddove esistono profonde ferite e laceranti disagi sono presenti tutti i sintomi di un grave malessere per quel territorio. “Coloro che vivono fatiche e fragilità non sono la parte malata di una città, ma parte di una città malata”. Cioè di un luogo che soffre di mancanza d’amore. E l’amore è l’unica via per la libertà di essere anzitutto sé stessi, mentre la sua assenza è un sentiero che conduce diretti alla schiavitù. Una lezione di vita dentro una storia di gesti di tenerezza e di accoglienza, dentro la storia di un incontro.
Giovanni Pio Marenna