“Voglio continuare la mia missione con rinnovato entusiasmo”. Le parole di don Franco Iannotta nel cinquantesimo anniversario della sua ordinazione sacerdotale (articolo pubblicato sul n. 7 del mensile della Diocesi “Voci e Volti”)

Don Franco Iannotta con Papa

Nella vita di ognuno di noi, esistono momenti che difficilmente vengono dimenticati. Momenti che restano impressi nella mente e nel cuore e che segnano la nostra esistenza. Nel caso di don Franco Iannotta, parroco della Chiesa della SS Annunziata di Sant’Agata, l’agosto del ‘56, ha segnato un vero e proprio spartiacque nella sua vita. Da quel giorno, don Franco ha scelto di diventare servo di Dio e di donarsi completamente a Lui. Il 29 giugno scorso, il buon don Franco ha celebrato i cinquant’anni del suo sacerdozio. Un traguardo importante e significativo il suo, così come per don Antonio Abbatiello, parroco della Concattedrale di Santa Maria Assunta di Sant’Agata dei Goti, al quale vanno i nostri più calorosi auguri. Ma cosa si prova in questi momenti? Un turbinio di emozioni e sentimenti, che don Franco Iannotta ha provato a racchiudere nell’intervista che gentilmente ci ha concesso.

Don Franco, il 29 giugno scorso ha festeggiato l’importante traguardo dei 50 anni del suo sacerdozio. Cosa ha provato in quei momenti?

“Da circa un anno sto riflettendo e pregando per questo evento della mia vita. Volendolo condividere specialmente con la mia comunità presbiterale e parrocchiale, ho pensato di preparare una tavoletta con l’icona della mia Annunziata e con un messaggio autobiografico:

“Mi hai preso per mano,
hai riempito il mio vuoto.
Con la mia fragilità
Hai scritto pagine eterne.
Grazie, Signore della vita”.

Ricorda il giorno della sua ordinazione? E la chiamata che poi l’ha portata a studiare per diventare sacerdote?

“Per il mio 25° stampai un opuscolo per la comunità parrocchiale, nel quale cercai di raccontare in modo succinto i momenti indimenticabili della mia vita e della mia vocazione. E’ proprio vero. Nella storia quotidiana di ciascuno c’è un giorno, un’ esperienza, un incontro che lascia una forte traccia. Resta incancellabile, specie se attraversi la delicata fase dell’ adolescenza. Ecco quello che scrissi:

<<Più o meno verso le 16:00 di un pomeriggio dell’ agosto ’56, l’indimenticabile Mons. Caminada mi presentò ad un signore dall’ accento settentrionale. Dopo qualche tempo ho saputo che si chiamava Paolo Rivetta. Il giorno seguente, in una stanza dell’ episcopio, facevo da modello: l’artista aveva bisogno di delineare uno schizzo, per affrescare la figura di S. Stanislao Kostka nella cappella del piccolo seminario. Conservo gelosamente il bozzetto. Nell’ ottobre di quell’ anno, quel Vescovo, padre della mia vocazione, mi accolse nel seminario di Sant’ Agata>>.

Sant’Agata è ricca di chiese e monumenti. Cosa a suo giudizio andrebbe fatto per la valorizzazione di tali monumenti?

“Il mio ministero è legato strettamente al restauro delle chiese site sul territorio parrocchiale. Quando nel 1971 fui nominato parroco, il vescovo Ilario Roatta mi affidò l’ incarico di portare a termine il restauro della chiesa dell’ Annunziata, chiusa per lavori di restauro. Dopo sei anni, il 28 maggio 1977, fu riaperta al culto completamente rinnovata. Con una novità assoluta: in tutte le monofore della chiesa filtrava la luce attraverso i colori sorprendenti e splendidi di Bruno Cassinari. L’ arte moderna inserita in un monumento del Trecento! Era il modo più straordinario per valorizzare il monumento.
Nel 2010 toccò alla chiesa di San Menna, vero gioiello dell’ arte normanna. Per celebrare il IX centenario (1110-2010) della sua consacrazione avvenuta per mano di Papa Pasquale II, organizzai un Convegno di Studi sul personaggio del Santo eremita e sul Monumento. Invitai celebri professori dell’ Università di Roma, Viterbo, Salerno e Napoli. Dopo qualche anno ho fatto pubblicare gli Atti del Convegno. Oggi sono patrimonio di importanti biblioteche nazionali ed europee. La pubblicazione è stata richiesta da qualche Università degli Stati Uniti. Questo è stato un altro modo per valorizzare il nostro patrimonio artistico-religioso”.

Papa Francesco sta operando una profonda trasformazione della Chiesa Cattolica. Cosa ne pensa della sua opera riformatrice?

“Lo scorso 23 gennaio ho ricevuto la grazia tanto desiderata: ho potuto concelebrare con Papa Francesco nella cappella di Santa Marta e subito dopo ho avuto un breve colloquio con lui. Gli ho parlato della mia città, di S. Alfonso, del mio giubileo. L’ho ringraziato per quanto ha operato e sta ancora operando per la Chiesa e nella Chiesa. Gli ho confidato il desiderio di poter dire con lui: “Signore, tu sai tutto, tu sai che ti voglio bene”. Alla fine il Santo Padre mi ha rivolto la sua richiesta: “Prega per me”. È stato il più bel dono per il mio giubileo presbiterale”.

Cosa immagina, don Franco, per il suo immediato futuro?

“Continuare il ministero con rinnovato entusiasmo, sotto la guida dello Spirito Santo e della Madre del Buon Consiglio. Ricordo sempre quanto mi disse nel 1978 un Maestro di spirito al termine degli esercizi: “Ricorda che il tuo ministero vale quanto vale la tua preghiera”. Forse voleva parafrasare quanto i Dodici dissero alla chiesa di Gerusalemme: “Noi ci dedicheremo alla preghiera e al servizio della Parola”.
Per il resto mi rimetto nelle mani del Vescovo, che, secondo il suo carisma e il suo discernimento, disporrà di me come crederà utile e opportuno per il bene della nostra Chiesa particolare”.

Grazie don Franco. Auguri di cuore!

Pasquale Ciambriello