Restaurata la cappella del SS. Sacramento nel Duomo di Sant’Agata de’ Goti

La cappella del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo nel Duomo di Sant’Agata de’ Goti era stata deturpata da frequenti infiltrazioni d’acqua. Nel 2014 fu eliminata la causa che ne aveva determinato il danno e in questi mesi di Giugno-Luglio 2016 è stata restaurata nella muratura e nella suppellettile.

Il risanamento della muratura e la ridipintura dei finti marmi sono stati realizzati dalla restauratrice Dott.ssa Marina Mongillo di Puglianello che vi ha lavorato quasi senza interruzione dal 21 giugno al 28 luglio e già precedentemente aveva restaurato la cappella di Sant’Anna e negli anni scorsi quella del Presepe e di Sant’Alfonso, oltre a varie statue che le ha fatte come risorgere da morte sicura.
Gli oggetti di culto sono le dodici lampade gotiche, gli otto candelieri moderni e i sei portafiori. L’adattamento, la pulitura, doratura, argentatura ed elettrificazione sono opera dei bronzisti Ditta Mercogliano Raffaele di Napoli che hanno il laboratorio in Via San Giovanni in Porta nn. 26 -27.
Le dodici lampade furono comprate dal parroco Don Mario Amorizzo nel 1968, dopo il suo pellegrinaggio in Terra Santa dove era rimasto impressionato dal grande numero di lampade appese nelle chiese dei cristiani ortodossi. Sono dodici e stanno a rappresentare i dodici apostoli intorno a Gesù, e con essi tutta la Chiesa una santa cattolica e apostolica che arde e palpita d’amore notte e giorno per il suo Signore.
Gli otto candelieri e i sei vasi per i fiori una volta piovvero del cielo, non come dono di Dio, ma come strumenti di morte e di distruzione. Sono infatti proiettili di cannone sparati nel 1945 sulla città e soprattutto sull’edificio del seminario. Ognuno di essi porta incisi con l’anno i dati di immatricolazione. Raccolti e conservati sono stati ora trasformati per essere usati come oggetti di culto e di lode al Signore.
I candelieri sino otto che è il numero della continuità senza interruzione e quindi della eternità, per indicare il desiderio, il monito e l’implorazione : la pace è un bene eterno; con la guerra sono tutti perdenti, con la pace tutti sono vincitori. I candelieri risplendendo ci ricorderanno che siamo figli della luce e ci solleciteranno ad essere lucerne accese e poste in alto per illuminare tutti quelli che vivono con noi, illuminare la via della pace per sempre.
I portafiori sono sei, che è il numero della creazione e quindi della creatività. Nel sesto giorno infatti Dio creò l’uomo, lo rese fecondo e alle sue mani operose affidò l’universo perché continuasse l’opera creativa in modo tale da poter dire ogni sera: È cosa molto buona! La bellezza del creatore, che ha preso posto nell’uomo, deve spandersi su tutte le creature, come la bellezza dei fiori prende posto anche sulla più piccola zolla di terreno. I portafiori ci inviteranno perciò a generare continuamente nel mondo la bellezza di Dio e a spandere intorno il profumo di Cristo risorto presente nell’Eucaristia; ci inviteranno anche a quella santa invidia di cui ardeva tanto il cuore di Sant’Alfonso da fargli cantare:
Fiori felici voi, che notte e giorno
vicini al mio Gesù sempre ne state;
né vi partite mai, finchè d’intorno
tutta la vita al fin non vi lasciate.
Oh potess’io far sempre il mio soggiorno
in questo luogo bel dove posate!
Ahi qual sorte saria la mia, qual vanto,
finir la vita alla mia Vita accanto!

 

Che l’Eucaristia sempre più il centro e il motore della nostra esistenza individuale e comunitaria. E così sia!

(Sac. Antonio Abbatiello, parroco)