SE VUOI ESSERE UOMO, SII PROSSIMO! – Lettera del Vescovo Mimmo per la Domenica delle Palme, 14 aprile 2019

11-04-2019

C’è una stazione nella via crucis in cui ritroviamo il nome di una donna: Veronica. Non sappiamo nulla di lei, ma la tradizione ha consegnato alla memoria il suo gesto. Perché il volto dell’uomo è sempre in pericolo di scomparire e occorre ci sia qualcuno, come Veronica, che ce lo faccia ritrovare.

Una donna che si è strappata dalla folla, è uscita allo scoperto, si è esposta … non si è rassegnata ad essere una in mezzo a tanti. Non si è accontentata di veder passare il condannato. Gli si è avvicinata. Si è presentata, sola, davanti a lui. Gli ha restituito un volto d’uomo. Ha avuto il coraggio della tenerezza e dell’amore. Lei si scopre, si toglie la maschera anonima. E anche Dio si scopre dinanzi a lei. Lascia la propria impronta nelle sue mani.

In mezzo al muro della violenza, dell’ostilità, della volgarità, dell’indifferenza, della brutalità, questa donna ha spalancato una finestra da cui passa un fascio di luce.

La sua è stata, prima di tutto, una cosa bella. Questa donna, sola, armata di uno straccio è più forte di tutti. Ha intuito la cosa fondamentale: che Dio si offre, non alla conoscenza ma all’amore. Dio non è altrove. È qui. Dio non è lontano. È prossimo. Basta ripulire una faccia dalla maschera di polvere e sangue, asciugarne le lacrime, liberarlo dalle croste più ripugnanti, e appare proprio il volto che cercavi. Il volto di un Altro.

Ti chiediamo perdono, Signore, per tutte le nostre durezze, la nostra supponenza, i nostri rigidi schematismi, i nostri aridi moralismi, che finiscono per oscurare il tuo volto dinanzi a chi ti cerca. Perdono per quando non siamo segno della tua tenerezza di Padre e, avendo paura di apparire umani, ci dimostriamo disumani.

Fa che ci accostiamo sempre con stupore e rispetto al volto del fratello. Perché soltanto così potremo scoprire il tuo volto, e ritrovare il nostro volto autentico. Libera, svuota, il nostro volto da tutte le ipocrisie.

Davvero misteriosa la passione di Cristo. Dio entra nella sofferenza umana, se ne impossessa, la porta sulle proprie spalle. Però, nello stesso tempo, offre all’uomo la possibilità di condividere il suo dolore, di partecipare alla sua passione, di dargli una mano nel portare la croce.

Se vuoi essere uomo, sii prossimo! Se vuoi realizzare te stesso, prenditi cura degli altri. Se vuoi essere te stesso, spacca il guscio del tuo egoismo, esci da te stesso e ti ritroverai.

Se vuoi guadagnarti, spenditi senza risparmio; se vuoi salvarti, perditi per gli altri; se vuoi avere un valore, fa che gli altri possano contare su di te.

Non c’è salvezza senza partecipazione. Non c’è redenzione senza fatica condivisa. Non c’è ritorno senza incontro. Non c’è impegno senza responsabilità comune. Non c’è croce, come non c’è felicità, solitaria. Dov’è Dio? Dio è all’altro capo della croce. Si, la mia croce. Proprio questa. Ma anche la croce dell’altro. Dovunque ci sia una croce, non c’è che da afferrarla con le mani. Da un lato qualsiasi. Dall’altro lato c’è sempre Lui.

Tu sei un Dio difficile. Non si è mai a posto con te. Non si indovina mai la posizione giusta con te.

Facciamo cose che non hai chiesto, e trascuriamo quelle che hai indicato chiaramente.

Coniughiamo volentieri il verbo “dire”, e tu capisci soltanto il verbo “fare”. Ti regaliamo le nostre lacrime, e tu hai bisogno delle nostre mani. Ci agitiamo per la tua gloria, e tu preferiresti vederci calmi, con le ginocchia piegate, in silenzio, in ascolto, in atteggiamento contemplativo. Ti offriamo prudenza, e tu aspetti il nostro coraggio. Parliamo quando bisognerebbe tacere, e teniamo la bocca chiusa quando bisognerebbe alzare la voce. Ti mettiamo a disposizione la nostra intelligenza, e a te occorre un po’ più di cuore. Ti facciamo omaggio della nostra rassegnazione, e tu vuoi vederci in piedi a lottare.

Ci illudiamo di possederti in chiesa, e tu sei per strada. Ti cerchiamo sui libri e tu ti nascondi e vai a intrattenerti con i piccoli. Pratichiamo la carità e tu ci accusi di trascurare la giustizia.

Ci sforziamo di essere in regola con la povertà e tu sogni di vederci confusi in mezzo ai poveri.

Puntiamo sui princìpi e a te interessa la persona. Stiamo dalla parte della legge e tu ti ostini a svegliare la nostra coscienza.

Siamo disposti a morire per te e tu ci vuoi celebranti della vita. Facciamo tutto quello che possiamo e tu sei appostato alle frontiere dell’impossibile.

Signore, abbiamo bisogno di un supplemento di rispetto per il dolore dei fratelli. Abbiamo bisogno della discrezione nei confronti della loro sofferenza più profonda. Fa che non ci avviciniamo mai ad una persona che soffre con mani maldestre o con parole facili, col rischio di umiliare, di provocare lacerazioni più profonde e più dolorose … di aumentare il peso della croce stessa.

Insegnaci ad accostarci al dolore del prossimo con un senso di pudore, come di fronte ad un mistero. A togliere i nostri sandali, perché quel dolore è sacro.

Dacci la forza di superare la facile tentazione di spiegare il dolore altrui … suggeriscici al momento opportuno che tu hai bisogno non di parole, ma di qualcuno disposto a compatire, ossia soffrire insieme per imparare ad accogliere, custodire, accompagnare e contemplare … quel volto.

† don Mimmo, vostro vescovo