Messaggio alla diocesi dopo la nomina a vescovo – 24 giugno 2016

Diocesi mons. Mimmo Battaglia 2
24-06-2016

Carissimi nel Signore,
Scrivo a voi con trepidazione e con il cuore colmo di gratitudine.
Sono don Mimmo, chiamato da Papa Francesco ad essere il vostro Vescovo.
Quando ho ricevuto l’inatteso e sconvolgente annuncio, non vi nascondo di essere stato invaso da una sensazione di sgomento e timore, inquietudine e smarrimento. Sono stato consapevole della mia profonda inadeguatezza, della mia povertà e della mia fragilità. Il mio cuore ha tremato. Ma dentro di me una voce diceva: lasciati afferrare! “Coraggio! Alzati, ti chiama” (Mc 10, 49).

Il Signore è imprevedibile ed imperscrutabili sono i suoi disegni. Quanto sta accadendo nella mia vita non era nei miei progetti, né nelle mie attese. Mi sento molto povero dinnanzi alla ricchezza di questo mistero, e proprio per la profondità di un mistero così grande non posso fare altro che abbandonarmi, ancora di più, alla Sua infinita misericordia, “come bimbo svezzato fra le braccia di sua madre, come un bimbo svezzato è l’anima mia” (Salmo 130).
Sento il bisogno di lodare e benedire il Dio della vita che, con sguardo tenero, mi conduce su pascoli nuovi, su passi inattesi verso sentieri sconosciuti ma, ancora una volta, la Sua voce mi converte, e sento forte dentro di me la Sua Parola: “Ti basta la mia grazia; la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza” (2 Cor 12,9). Al Santo Padre Francesco va la mia riconoscenza per la stima, la fiducia di cui mi degna, affidandomi un servizio pastorale così importante, nonostante le mie debolezze ed i miei limiti, nonostante la mia inadeguatezza. Una chiamata che mi spaventa, ma “so in chi ho posto la mia speranza” (1 Tm 4,10).
A voi tutti, sorelle e fratelli dai volti e dai nomi che ancora non conosco, esprimo la mia gratitudine perché siete un dono per la mia vita.
Accoglietemi come figlio, fratello ed amico. Accoglietemi come pastore e padre, perché insieme possiamo sentire l’abbraccio di Dio.
Vengo da un piccolo paese della Calabria, Satriano: da noi è consuetudine, nella bella stagione, lasciare la porta di casa aperta. È un invito ad entrare, è un segnale di accoglienza; ma chi entra lo fa con discrezione, in punta di piedi, chiedendo “permesso”. È così che mi presento a questa Chiesa particolare, mia sposa, chiedendo permesso, per poter cadenzare i miei passi sui vostri, affiancare il mio cammino al vostro, alla sequela del Cristo, promettendo cura, amore e fedeltà.
Non vi nascondo che ho nel cuore un velo di malinconia e di tristezza, dovendo allontanarmi dalle comunità con le quali ho camminato per tanti anni, ma la gioia di poter essere testimone della fede, della speranza e dell’amore vissuto proprio in queste comunità, asciuga le lacrime del distacco. Non nego che sia una potatura, nella mia carne e nella mia storia.
Sento lo sradicamento dalla strada polverosa e accidentata in cui, in questi anni, ho imparato a incrociare lo sguardo del Cristo negli occhi di donne e uomini provati dalle intemperie della vita. Lì, su quella strada, ho visto vite capovolgersi per amore; ho visto il deserto fiorire nei cuori attraverso il prodigio quotidiano di un amore che non si arrende.
E così, ancora sulla strada, vengo a voi come un viandante, con la certezza nel cuore che la Misericordia di Dio mi precede, recando la bella notizia che Gesù Cristo è il Signore, Signore della vita e della storia; è Lui il Pastore! È Lui la Parola che dà corpo ai nostri sogni, che ci chiama a vivere con Lui e come Lui. Accogliere questa Parola ci libera da ogni timore e ci permette di annunciare e gridare la speranza. È Lui che guida la storia, è Lui che ci precede sempre. Lasciamoci afferrare da Cristo. Innamoriamoci di Lui! È lui il senso della vita! È lui la nostra salvezza.
Vengo come viandante e accanto a voi voglio camminare, con la gioia nel cuore, verso la terra dei miei, dei nostri sogni. E il sogno lo ha disegnato, a Firenze, Papa Francesco: “Mi piace una Chiesa inquieta. sempre più vicina agli abbandonati, ai dimenticati, agli imperfetti. Desidero una Chiesa lieta col volto di mamma, che comprende, accompagna, accarezza. Sognate anche voi questa Chiesa, credete in essa, innovate con libertà.”
È questa la Chiesa che io sogno di abitare: una Chiesa dalle porte aperte a tutti, perché tutti abbiamo bisogno di Lei. Una Chiesa dove non si celebrano solo i riti, ma dove si vive e si celebra la vita delle donne e degli uomini, intrisa di gioie e dolori. Una Chiesa in uscita, samaritana, libera, fedele al Vangelo. Una Chiesa povera.
Una Chiesa sinodale, in ascolto dello Spirito Santo.
È su questa strada che vorrei che ci incontrassimo, come artigiani di pace, come cercatori di infinito e costruttori di storia. Sulla strada per andare incontro ai volti conosciuti dalla fatica, dal dolore, dalla povertà, dall’ingiustizia sociale, dall’esclusione, dalla violenza. Per incontrare i volti dei giovani e delle famiglie, dei bambini, degli anziani, dei lavoratori e di quanti soffrono per la perdita o la mancanza di lavoro.
Non posso dire di conoscere i vostri volti, però tendo le mie mani a tutti voi. Non solo a voi credenti ma anche a coloro che non condividono la nostra speranza cristiana, ma che, come noi, si impegnano nel rendere più civile la civiltà e più umana l’umanità, affrontando la durezza del vivere quotidiano.
Al mio predecessore, il Vescovo Michele, che ha guidato e sorretto questa Chiesa con cuore generoso, esprimo profonda gratitudine. Mi consegna una Chiesa viva e in cammino. Avrò bisogno del suo aiuto, del suo consiglio e della sua benedizione.
Vengo verso tutti voi con cuore aperto, verso tutte le persone, specialmente i feriti della vita, verso tutti i cercatori di Dio e verso tutti quelli che Dio cerca, vengo verso i promotori del bene e della giustizia.
Sento che la mia vita ora vi appartiene, anche con tutte le mie fragilità.
Ho cominciato a pregare per voi dal primo istante, certo che la comunione più autentica e profonda passi dalla preghiera. Pregate anche voi per me, lo chiedo a tutti voi, ma in particolare lo chiedo a voi religiose e religiosi, dono prezioso per questa Chiesa della Misericordia, a voi seminaristi e diaconi, testimoni di carità e di speranza, e soprattutto a voi confratelli nel sacerdozio, che abbraccio con amore fraterno all’inizio di questo nostro essenziale e certamente fecondo, camminare insieme.
Mentre invoco su di me e su tutti voi la protezione dei Santi Antonio ed Alfonso, mi affido e affido tutti voi alla Madonna delle Grazie e, chiedendo la vostra benedizione, vi benedico anche io:
Il Signore vi benedica e vi custodisca, vi mostri il suo volto e abbia misericordia di voi.
Rivolga verso di voi il suo sguardo e vi dia pace.
Il Signore vi benedica!

Catanzaro, 24 giugno 2016
Natività S. Giovanni Battista

Don Mimmo,
chiamato ad essere vostro Vescovo