“Meraviglioso”

25-04-2020

Ogni giorno, anche quello che sembra uguale all’altro, che va verso la cura del vivere, in realtà è diverso: ogni singolo giorno non solo è benedetto dal primo chiarore al tenero crepuscolo, ma regala un profumo nuovo, intenso, duraturo. Fa scoprire l’inatteso per il quale lotti e preghi ma che fino a quel momento, fino a quel giorno qualunque diverso dall’altro, non conoscevi. Non faceva parte di te, della tua missione, della crescita come persona, ma che aspettavi come si attende un miracolo, come in un caldo giorno d’estate si invoca zefiro che interrompa l’afa e dia una sferzata di frescura… di verità, di umanità, di infinito alla tua preghiera quotidiana. Ne rimani rapito e, ancora una volta, stupito in modo nuovo, intatto e ti induce a regalare a te stesso un dolce sorriso, che si tuffa nello spirito e cammina verso la sorprendente e meravigliosa vita che stai respirando.

Spesso si pensa che i miracoli siano lontani dal nostro quotidiano perché non ne siamo degni o perché li viviamo attraverso racconti altrui. Ma quando ti accorgi che il miracolo è in ogni giorno, che non è mai uguale all’altro, ti rendi consapevole che lo puoi sorprendere e cogliere nelle piccole cose, nei gesti, nelle aspre o morbide voci e, principalmente, nelle repliche a domande fatte col cuore sovente carico di sconforto.

Quando feci il segno della croce per ringraziare Dio di quel frammento di tempo che avrei vissuto, era mattina.

Iniziai ad ascoltare come sempre con la forza e la disponibilità che si fa parola, come ogni impegno responsabile richiede. E, cosa importante, con la costante consapevolezza che in ogni appuntamento con l’altro avrei incontrato Dio.

Le persone che si susseguivano portavano la loro storia. Ogni esperienza era contrassegnata da poche gioie e tanta tanta fatica nel vivere.

Uno dietro l’altro…

“Fabio, cercherò di aiutarti e darti un segno tangibile della Chiesa…”

“Simona, andiamo insieme a bussare a quella porta… vedrai, un lavoro per te, da mettere in sicurezza i tuoi figli, ci sarà…”

“Pietro, il lavoro che chiedi metterebbe la Chiesa in difficoltà…”

“Si, Luigi, insieme ce la faremo!”

“Ma tu, nella tua posizione, puoi chiedere e ti sarà dato! Risollevami… risollevami! Ho bisogno di un lavoro.”

Però, tutte quelle richieste giuste e dettate da reali bisogni impedivano loro di capire che in alcune terre trovare un lavoro è come trovare l’acqua nel deserto e che la Chiesa si schiera dalla parte dei deboli, dei fragili, li accompagna, li aiuta ma senza scendere a compromessi. In caso contrario non sarebbe la Chiesa di tutti che affonda le sue radici non nel potere bensì nel senso del bene comune, del giusto e dell’amore. Perderebbe la sua autenticità e coerenza in un mondo, purtroppo, troppo spesso distratto unitamente alla sua capacità di abbracciare tutti senza alcuna distinzione e discriminazione.

Nel pomeriggio incontrai altre persone.

Si ripeteva ancora, sebbene con modalità diverse, la medesima volontà di ascoltare, incoraggiare, aiutare, accompagnare, ma ravvisai una sorta di incomprensione e chiusura verso dei consigli che potevano essere giustificati.

E così mi sentii indifeso, debole e con un gran senso di vuoto e disperazione.

Che fatica! Quanto è duro il cammino!

Avvertii un senso di impotenza proprio come il fiato viene a mancare durante una corsa in salita. Riecheggiavano nella mia mente le parole dette, le parole ascoltate, i sorrisi che non ero riuscito a strappare, le ragionevoli spiegazioni che però trapelavano sui volti appena vissuti attraverso le pieghe di incomprensione, delusione e non accettazione di una realtà afflitta dai chiodi di incomprensibili limiti e che nessuno vorrebbe vivere e neanche vedere.

Mentre negli sguardi scorgevo affievolirsi come la fiamma di una candela consumata, la trepidante speranza di risposte attese, sognate.

La solitudine della miseria, la frustrazione e la rabbia attanagliavano il mio cuore.

Mi rifugiai nel silenzio della mia cappellina, il mio asilo sicuro, davanti al mio Signore. Volevo trovare un po’ di pace, un po’ di conforto.

La mia preghiera fu una raffica di domande e di lamenti “Mio Dio perché tanta sofferenza? Mio Dio perché talvolta mi sento incompreso nel mio modo di prodigarmi? Perché la delusione di quelle persone arde in me come fuoco?”

Mio Dio, fa male, tanto male tutto questo!

Mi avevi promesso che mi saresti stato accanto, che non mi avresti lasciato solo! Io non ce la faccio!

Ti prego, aiutami… fammi sentire, anche solo per un attimo, la tua carezza; illuminami con la luce della tua speranza affinché possa io essere lumicino per coloro che hanno bisogno. Placa la mia inquietudine!”.

Solo silenzio… mentre la solitudine e il senso di vuoto mi facevano sprofondare.

Quella sera sarei dovuto andare a cena in una famiglia, a casa di Daniele Pio, un ragazzo di 15 anni affetto da una grave disabilità.

Non me la sentivo, non ero nelle condizioni di farlo, ero scoraggiato! Ma, se non avessi colto l’invito, avrei sicuramente deluso Daniele, avrei potuto ferirlo, farlo soffrire e non lo avrei voluto per nulla al mondo. Perché Daniele Pio ha una sensibilità raffinata. Quando lo guardi, nei suoi occhi scorgi il cielo senza nuvole e hai la sensazione di camminare con lui per questo cielo, che non avevi conosciuto prima. E ciò ti rende semplicemente felice.

Daniele Pio non è solo questo ma molto di più.

Accoglie con un sorriso che si apre alla vita e nei suoi bellissimi occhi scuri brilla una luce che illumina il suo volto e della quale non puoi fare a meno, perché ti regala serenità, tranquillità.

Egli è proprio un gigante saggio.

La sua diversabilità? Posso solo parlare della sua abilità: la capacità straordinaria di amare senza condizioni, senza voler nulla in cambio, in modo naturale, e forse è per tal motivo che quando i suoi genitori palesano una difficoltà, Daniele Pio prontamente interviene:” Affidatevi a Dio, Lui vi aiuterà”.

Sentire queste parole così profondamente cariche di vita, di generosità, di umanità e di altruismo, percepire che in Daniele Pio non ci sono schermi né filtri è come tuffarsi con entusiasmo nell’acqua cristallina della fede.

Infatti, egli ha una fede che non puoi edificare con l’esercizio, non puoi anelarvi se non l’hai prima vissuta, sognata, amata. È quel credere pulito, fresco, giovane seppur vigoroso, che rimpicciolisce tutto ciò che hai intorno: i discorsi… l’affanno… la lotta stessa di un giorno qualunque diverso dall’altro, rendendoti capace di trovare il motivo e la spinta per rialzarti.

E al mio tentativo di giocare con lui, Daniele incalzò: “Don Mimmo, ti posso cantare la mia canzone preferita?”

“Certamente, canta pure, Daniele”. Nonostante la mente e il cuore erano come spenti.

E intonò:

È vero

credetemi è accaduto

di notte su di un ponte

guardando l’acqua scura

con la dannata voglia

di fare un tuffo giù

D’un tratto

qualcuno alle mie spalle

forse un angelo

vestito da passante

mi portò via dicendomi

Così:

Meraviglioso

ma come non ti accorgi

di quanto il mondo sia

meraviglioso

Meraviglioso

perfino il tuo dolore

potrà guarire poi

meraviglioso

Ma guarda intorno a te

che doni ti hanno fatto…

Lo interruppi.

Le lacrime mi rigavano il viso… mi avvicinai a lui, lo abbracciai, lo ringraziai.

Tolsi la croce pettorale e gliela donai.

In quel “Meraviglioso” che Daniele Pio cantava, si manifestava il miracolo della sua fede che sgorgando dal canto, illuminava la realtà senza proiezioni di ombre.

Dio, in quel momento, si mostrava nella sua Pietà e infinita Misericordia.

Per consolarmi, aveva scelto un’anima eletta piena di stupore e di meraviglia Daniele Pio, che sapeva ringraziare la vita attraverso la melodia, che sapeva trasformare in dono la sofferenza e che sapeva amare in modo totale, senza fare domande, senza attendere risposte, ma in modo semplice, chiaro, naturale proprio come solo Dio sa fare.

Nella commozione che era diventata goccia di rugiada per la mia anima, mi sovvenne il Padre nostro e vi riflettei con una consapevolezza in più.

“Padre nostro… rimetti a noi i nostri debiti… come noi li rimettiamo ai nostri debitori”.

In effetti questa bellissima e perenne preghiera è efficace nella misura in cui l’uomo riesce ad accogliere l’altro nella sua intima essenza, il luogo dove Dio si rifugia. A servizio degli altri la compassione non materializza i bisogni dell’uomo ma apre la via per una richiesta alla misericordia di Dio e in quel momento… finisce la disperazione dell’uomo e le sue piaghe si leniscono.

Al mio grido di aiuto, Dio mi rispose attraverso la voce, il canto, la vita di Daniele Pio.

Dio mi consolò, placò la mia inquietudine e mi diede la forza e il coraggio per proseguire il cammino del giorno dopo e dopo ancora.

Meraviglia dell’incontro quotidiano con la fede che ti nutre, ti sorprende facendoti assaporare e pregustare la gioia del nuovo appuntamento con Dio.

Il miracolo è che oltre l’affanno c’è sempre la possibilità di risorgere.

† don Mimmo, Vescovo