Tra il rifiuto e l’attesa, in viaggio “on the road” con il vescovo Mimmo

GIORNO 5: Del deserto e del respiro

Ogni novità è sempre preceduta da un sogno. Ed ogni sogno, a sua volta, è stato preceduto dai passi fatti nel proprio deserto. Che respirava sogni. Il sogno rappresenta un’esperienza che, principalmente, mette la persona in relazione con la parte più profonda e vera di sè stessa, quella dei propri bisogni e dei propri desideri. Che si trovano nella parte più nascosta di noi, cioè nella parte più vera e reale di noi stessi, quella senza maschere e senza filtri, senza protezioni e senza retoriche razionalità prudenti, senza specchi e senza paure, senza falsità e senza ipocrisie, senza trucchi e senza inganni. E’ nel nostro deserto, cioè nella parte più fragile e indifesa di noi, che i sogni nuotano prima nell’abisso e poi, se ci abbandoniamo e affidiamo, riemergono nella nostra superficie, toccando finalmente terra per poi volare. Anche il primo martire Stefano, di cui oggi abbiamo fatto memoria, aveva un sogno: annunciare il Vangelo! Per questo, prima ancora delle pietre, venne lapidato con la falsità e la calunnia delle parole. Un sogno per raggiungere il quale s’è fatto dono ed esempio, cioè s’è fatto a sua volta sogno. Non c’è sogno senza sofferenza, senza fatica, senza ostacoli. Ma quanta straordinaria meraviglia dopo aver tanto sudato per superarli o per provarci sempre senza stancarsi, senza arrendersi!

iCare è uno di questi sogni e, come diceva il vescovo Mimmo nell’incontro avuto con operatori, volontari e ragazzi speciali con le loro famiglie, è un sogno di tutti che va fatto scoprire a chi ancora non ha avuto la possibilità di conoscerlo. Il prendersi cura come motore pulsante di tutto, come cuore vivo e vibrante del Vangelo, come respiro profondo di ogni gesto. Come quello di far cantare i nonnini della casa-residenza per anziani San Giorgio di Airola o di ascoltare ospiti e operatrici della casa-rifugio Casa delle Donne di Sant’Agata de’ Goti o di accompagnare 38 giovani alle cresime a Telese Terme. Storie di vita e di agonie, di pazienza e di rimpianti, di dolore e di incoraggiamento, di condivisione e di speranza. Per non lasciarsi intrappolare dalla solitudine del deserto. Che deve solo essere l’antipasto dei sogni e non il dessert della fine. Il costruire umanità passa da questo, a muso duro e con tenerezza, “con un piede nel passato e lo sguardo dritto e aperto nel futuro”. Con la certezza che chi si prende cura di te ti darà anche una nuova fiducia. Questo Dio fa con ciascuno di noi.