“Occorre una progettualità pianificata sui temi del lavoro, dell'accoglienza dei migranti e di quel bel patrimonio di umanità che sono gli anziani”.

Vescovi Aree Interne 2022, il presidente Cei mons. Zuppi: “Ricercare una visione sociale nelle nostre comunità”

di Giovanni Pio Marenna

“Servono progetti, non slogan”, è sembrata essere anche l’esortazione odierna di mons. Matteo Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana da 3 mesi e arcivescovo di Bologna, oltre che il monito lanciato nella giornata di ieri dall’arcivescovo di Benevento mons. Felice Accrocca, che ha concluso il secondo dei due giorni di approfondimento sul tema delle “aree interne”, al quale hanno partecipato più di trenta vescovi diocesani provenienti da dodici Regioni italiane. Progettualità concreta nel creare lavoro, frenando lo spopolamento (soprattutto quello giovanile, “che altrimenti non avrebbe molti motivi per restare; bisogna sempre domandarsi: con chi, come e per chi restare?”, sottolinea con oggettività Zuppi), progettualità programmatica nell’utilizzo attento dei fondi del PNRR, aiutando comuni e regioni nell’elaborazione di pianificazioni, progettualità partendo da criteri giusti e obiettivi anche nella questione dell’accorpamento delle Diocesi, per non creare ulteriori disagi a chi vive nelle aree interne ma per lasciare una luce che resti accesa per la vita di una comunità.

Se i documenti, frutto di discernimento e condivisione, che vengono redatti e resi pubblici hanno un valore che poi diventa attuazione (e lo hanno, altrimenti sarebbe inutile pregarci e rifletterci sopra per scriverli), quello dei vescovi presenti, che si sono interrogati su difficoltà e domande relative alle aree interne, sicuramente poggia delle basi consistenti e compie dei passi decisi e decisivi in più verso una pastorale delle Aree Interne che non vuole e non deve rimanere recintata nelle parole, ma che desidera far parlare i fatti e azioni, a partire da reti solidali capaci di attivare concrete sinergie costruttive. Una pastorale delle Aree Interne che sogna di diventare un laboratorio vivo di idee. Una linea molto determinata, quella venuta fuori, dalla quale non si vuole tornare indietro, ma si ricerca di proseguire in avanti, passando (iniziando o continuando) dall’attuazione nel presente. Una linea che vuole abbracciare totale una pastorale sociale. E su questo mons. Zuppi un piccolo e spontaneo sassolino dalla scarpa, provocatorio ma pienamente formativo, se lo toglie nella sua relazione finale. “Pastorale sociale – afferma – è un’espressione che, a volte, faccio fatica a stabilire, nel distinguere tra cos’è “pastorale” e cos’è “sociale”. Perché non si può stabilire dove finisce l’una e dove inizia l’altro. E’ chiaro – spiega – che sono o dovrebbero esserlo già, di per sé, un’unica cosa e non una cosa a parte. Perché, come concetto generale, se non si ha chiara una lettura sociale della realtà in cui si vive, come si fa ad iniziare o a portare avanti un discorso pastorale? Come puoi fare un discorso pastorale senza renderti conto di quello che sta succedendo attorno a te? La Pastorale, ogni pastorale, deve essere intesa già di per sé come sociale, altrimenti non sarebbe una pastorale”.

RISPOSTE AI BISOGNI. Il presidente della Cei, sia nel suo intervento sia nel briefing con la stampa, ha voluto sottolineare come, nell’ascoltare la voce dello Spirito e nel restituire il primato effettivo alla Parola di Dio e all’annuncio del Vangelo, la Chiesa non può non dare risposte ai bisogni e alle necessità. “Dire aree interne vuol dire tanta parte dell’Italia che sente il peso di essere fuori dal circuito vitale (il 60% del territorio nazionale ndr). Questo tipo di riflessione ci aiuterà come Chiesa sia ad essere vicini alle comunità che a guardare al futuro di tutto il Paese. Non è questo un fare un accanimento terapeutico o un tentare cure palliative. Questa è un’occasione affinchè la questione delle aree interne, che abbraccia il sud come il nord, possa diventare un laboratorio per tutta la Chiesa italiana. La grande ricchezza delle aree interne è la comunità, i campanili possono diventare antenne ed è di questo che c’è estremo bisogno”. 

Lavoro, accoglienza degli stranieri, vicinanza e assistenza agli anziani. Queste le tre priorità principali, secondo Zuppi, che possono essere seriamente affrontate soltanto facendo rete. Un rete solidale che non viva più di una logica emergenziale da subire, ma di una pianificazione ben strutturata dappertutto da gestire, a livello locale, nazionale ed europeo, ammonisce Zuppi. “Non esistono ricette belle e pronte – esorta l’arcivescovo di Bologna – ma un senso di giustizia sulle diseguaglianze da perseguire alla luce di un Vangelo da attuare, che ci faccia trovare sempre pronti a difendere l’umanità, le persone più fragili e il bene comune, attraverso una visione sociale lungimirante e profetica, che deve trovare casa nelle nostre comunità”. Il presidente della Cei Zuppi ha sottolineato come sia necessario, in questo, relazionarsi insieme, vivere in un insieme, non un cerchio chiuso ma aperto che possa abbracciare tutti. “Invito tutti a continuare la riflessione, anche ricercando una visione sociale che sia attenta e accompagni a difendere le nostre comunità, i più fragili e in difficoltà, aiutandole a non pensarsi soltanto nel passato, ma a poter essere davvero adesso un laboratorio di futuro. Con coraggio e speranza”.

DOMANDE CON MENTE E CUORI APERTI. Un cammino di confronto, dunque, quello di questa due giorni, che richiedeva di essere percorso con la mente e il cuore aperti, per testimoniare una Chiesa inclusiva e senza barriere nella quale ognuno possa sentirsi accolto e amato. Gesti di attenzione e di ascolto alla vita delle persone a 360 gradi. Solo così potrà realizzarsi l’auspicio di papa Francesco, quello di essere un’immagine dinamica e bella di una Chiesa che vive accanto alle persone, con una predilezione per i più deboli, che è al servizio del popolo di Dio. “Il vostro ritrovarvi – ha augurato il pontefice con una lettera in apertura dei lavori – per condividere proposte e progetti in vista di una fruttuosa pastorale nei territori delle vostre diocesi è segno di un impegno a crescere nel servizio alla comunione”. Un’esperienza di comunione e sinodalità favorevole, quella dei vescovi in questa due giorni, che per diventare anche fruttuosa non può che essere presa a modello come esempio di metodologia da adottare nelle comunità parrocchiali. E poi, chiaramente, da realizzare rispetto a quanto, poi, viene fuori. E, a proposito di presente, lo sguardo non poteva non cadere, infine, anche sulle imminenti elezioni politiche. Alla richiesta di lanciare un messaggio a chi governerà l’Italia, proprio a partire da chi si interroga sulla questione delle aree interne, Zuppi rilancia. “Un messaggio che può arrivare oggi da qua a chi governerà è quello di avere una grande attenzione alla realtà, una grande vicinanza alle domande delle persone e una grande visione sul futuro. Possiamo risolvere i nodi del presente, solo se guardiamo al futuro, e non soltanto al passato”.