Il vescovo uscente e attuale arcivescovo di Napoli don Mimmo Battaglia, nel suo intervento di saluto, ha ricordato la premura da avere nel continuare ad essere sempre sogno e segno per chi fa più fatica, sintonizzati sul linguaggio dell’amore.

Ingresso nuovo vescovo Mazzafaro, fragilità e debolezza luoghi teologici dell’incontro con Dio. “Dove c’è il Vangelo, Alpha e Omega di tutto, nessuno è più orfano”

di Giovanni Pio Marenna

“La mia fragilità, quella di ognuno di noi, è il luogo teologico dell’incontro con Dio. I preti superman, finiscono male. Il prete fragile che conosce le sue debolezze e ne parla con il Signore, questo andrà bene”. Ha esordito parlando delle fragilità, a partire dalle proprie, citando papa Francesco, il nuovo vescovo della Diocesi monsignor Giuseppe Mazzafaro. Un biglietto da visita quello della debolezza che diventa forza in Cristo di paolina memoria, così come la preoccupazione per tanti fratelli che vivono senza la forza, la luce e la consolazione dell’amicizia con Gesù (EG 49). Una carta d’identità di una primissima impronta che il nuovo pastore della Diocesi vuole dare, spingendo l’acceleratore sulla moltitudine affamata di amore e di ricerca. Intanto un crocifisso, posto in alto sul sagrato della chiesa di San Martino, a Cerreto, con le scalinate della Collegiata ai lati faceva da suggestivo sfondo all’intera cerimonia, che prevedeva sia l’ordinazione episcopale, sia l’inizio del ministero episcopale del nuovo vescovo. La celebrazione è stata presieduta dal cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo emerito di Napoli, con coconsacranti mons. Domenico Battaglia, arcivescovo di Napoli, e mons. Vincenzo Paglia, consigliere spirituale della Comunità di Sant’Egidio. Sempre di Sant’Egidio erano presenti il suo fondatore Andrea Riccardi (già ministro col governo Monti), l’attuale presidente Marco impagliazzo, i due vice Patrizia Minciacchi e Adriano Roccucci e il presidente emerito Alessandro Zuccari. Durante l’omelia, Sepe, rivolgendosi al nuovo vescovo ha detto: “Caro Giuseppe, il Signore ti ha chiesto di lasciare Napoli e venire qui a Cerreto Sannita. Ricordati che sei venuto nella terra di Sant’Alfonso Maria dei Liguori che ha insegnato come far conoscere Cristo. Vai per le case, non ti stancare di ascoltare i poveri e visitare i malati”. Don Mimmo, nel suo intervento di saluto, ha ricordato la premura da avere nel continuare ad essere sempre sogno e segno per chi fa più fatica, per gli invisibili e per il territorio tutto, come Chiesa in uscita, samaritana, libera, che fondi ogni azione e ogni gesto sul linguaggio dell’amore, sintonizzata sul linguaggio del Vangelo. Numerosi i vescovi campani e di fuori regione presenti, tra cui il vescovo emerito della Diocesi mons. Mario Paciello, il già nunzio apostolico in Israele e Cipro e delegato apostolico a Gerusalemme e in Palestina, mons. Antonio Franco, e il vescovo di Sessa Aurunca mons. Orazio Francesco Piazza, originario di Solopaca. “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura”, ha ricordato il nuovo vescovo Giuseppe. “Gesù lo chiede lo chiede a tutti quelli che ascoltano la sua parola e vogliono metterla in pratica. Questa gioia di questa sera non è, non può essere solo per noi; il Signore la vuole per tutti, per ogni uomo, per ogni donna, per ogni creatura. Il Vangelo dell’amore è per tutti. Nessuno è estraneo, nessuno è straniero per il Vangelo. Tutti hanno bisogno di sentire e di incontrare l’amore di Dio”. Mazzafaro ha sottolineato, infine, il senso di solitudine che molti sentono e quello di abbandono che tanti sperimentano sulla propria pelle, ancora di più in questo momento storico. “Dove c’è il Vangelo nessuno è più orfano. In questo nostro tempo davvero in tanti si sentono orfani: orfani di futuro, orfani di libertà, orfani di rapporti, orfani di amicizia e potrei continuare a lungo. A questo mondo che si sente orfano il Signore chiede di portare il Vangelo dell’amore e della pace”. Proprio com’è nello stemma e nel motto episcopale di mons. Mazzafaro, il Vangelo come Alpha e Omega, la gioia evangelica, della buona notizia che Dio ci ama, come principio e fine di ogni cosa. Per “uscire” ad offrire sempre a tutti, e in qualunque circostanza, una testimonianza fraterna di credenti credibili. Una testimonianza d’amore.