Ac Giovani Faicchio, cartelli della vergogna antisemiti del ’38 diventano negli esercizi commerciali cartelli di sensibilizzazione e di speranza

di Giusy Cusano, responsabile Ac Giovani Faicchio

27 gennaio 2020, Giornata della Memoria: appaiono singolari cartelli in giro per Faicchio. In Italia, nel 1938 furono emanate le leggi razziali attraverso cui il regime fascista vietò l’ingresso degli ebrei nelle scuole, nelle università, negli uffici pubblici e perfino nei negozi. Riflettendo sull’assurdità di ciò che è avvenuto (nei giorni scorsi la scritta antisemita “Juden hier”, che significa “qui ci sono ebrei”, è comparsa a Mondovì, in provincia di Cuneo) e proprio in riferimento a quella prima discriminazione, che poi portò allo sterminio nei campi di concentramento, i giovani dell’Ac di Faicchio, insieme a tutti i giovani della comunità, hanno spinto e stimolato a ricordare quegli orrendi errori commessi, lasciando un segno: quei cartelli della vergogna che furono esposti nei negozi sono stati simbolicamente corretti, chiedendo a tutti gli esercizi commerciali e alle attività di Faicchio – centro e frazioni – di esporli per qualche giorno.

Per esempio chi andrà a comprare il pane o la carne leggerà “questo negozio NON è ariano” oppure chi andrà a mangiare al ristorante leggerà all’ingresso “NON È vietato l’ingresso agli ebrei, ai rom, ai disabili, agli omosessuali”. Un modo per sensibilizzare e, nello stesso tempo, che questa sensibilizzazione non si relegata al 27 gennaio. Ed ecco, quindi, che in quei cartelli sono presenti anche delle citazioni forti di sopravvissuti alla Shoah e di paragoni con i tanti migranti che scappano ogni giorno. Anche i primi ebrei, diretti ai campi di concentramento, partivano senza sapere dove sarebbero approdati, pensavano di andare in un luogo dove si doveva lavorare. E questo, in parte, ci ricorda, purtroppo, ciò che avviene oggi su barconi stracolmi, dove in parte è la disperazione, in parte è la speranza a far partire ragazzi che vengono in Europa alla ricerca di un futuro migliore e di un lavoro, per poi molte volte ritrovarsi ad essere numeri e non volti, statistiche e non storie, cadaveri e non più vivi, sfruttati e non più sognatori.

La stessa Liliana Segre ci rimanda al presente quando ci dice che “coltivare la memoria è ancora oggi un vaccino prezioso contro l’indifferenza e ci aiuta, in un mondo così pieno di ingiustizie e di sofferenze, a ricordare che ciascuno ha una coscienza e la può usare”. È importante ricordare perché se perdiamo il passato, c’è il rischio che perdiamo anche il futuro.