Cari amici e care amiche,
stiamo vivendo un tempo molto importante il tempo dell’Avvento che ci chiede di prepararci al Natale, di guardare avanti a noi a Betlemme, dove incontreremo il Bambino Gesù lo incontreremo adagiato su una mangiatoia in un contesto di povertà e di emarginazione. Sì Il Natale è la storia di un Dio che viene non con potenza, non con forza, non con segni sfolgoranti, nasce bambino, da una famiglia come tante in uno sperduto villaggio della Palestina; nasce in un mondo che non lo accoglie e che non ha un posto per lui. È scritto infatti nel Vangelo secondo Luca: “Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo”. È la storia di tanti poveri che vivono per strada che non trovano un posto per loro in questa società; la storia di tanti anziani scartati ,di tanti migranti non accolti, di tanti bambini lasciati soli, di tanti giovani senza speranza; di tanti profughi . Vivere in un mondo dove sembra che non ci sia posto per te, dove vieni percepito come un peso e la tua vita sembra non contare nulla, credo sia una delle povertà più grandi che si possano vivere per questo noi vogliamo preparare un Natale bello per tutti che sia un Natale che riscaldi il cuore che doni affetto che sia illuminato dall’amicizia; l’amicizia come luogo in cui il Signore si manifesta perché Dio si manifesta nei legami tra gli uomini. L’amicizia infatti è il legame che le nostre comunità devono sforzarsi di vivere con i tanti, vicini e lontani, in particolare con quelli che il mondo emargina e che per il mondo valgono poco; di tanti bisogni è piena la vita ma noi crediamo che il riscatto di una vita parta dal sapere che la tua vita è importante per qualcuno. Noi non siamo benefattori né tantomeno ci piace definirci volontari; siamo cristiani , e la nostra solidarietà si fonda sul Vangelo, sulla Parola di Dio ascoltata e vissuta, sulla preghiera che si nutre della Parola di Dio e che ci dona orizzonti e visioni di pace e di solidarietà di vicinanza e di accompagnamento, strade che il mondo non conosce o che rifiuta preferendo altre strade. Per questo io credo che sia molto importante, in questo tempo in cui siamo presi da tante cose anche buone, preparare il cuore perché la tenerezza che un bambino può ispirare, diventare tenerezza, accoglienza, amicizia con tutti; perché non si ripeta la storia del bambino di Betlemme costretto a nascere – lo cantiamo con il canto Tu scendi dalle stelle, “al freddo ed al gelo”, lontano dalle case di Betlemme, respinto da cuori chiusi e indifferenti. “Ah! quanto ti costò l’avermi amato” dice sempre il canto di Sant’Alfonso.. Dobbiamo preparare il cuore ; la preghiera , l’ascolto della parola di Dio ci aiuta a preparare il cuore. La prima accoglienza, quella vera, umana, spirituale, è nel cuore. Dobbiamo riconoscere, con sincerità, che come Gesù non trovò un posto per lui per nascere così tante volte nella nostra vita non c’è un posto per la preghiera.
E pregare non è ripetere in modo abitudinario scontato delle formule delle parole come delle cantilene; pregare è fare spazio a qualcuno nella propria vita ; è vivere un legane, è un momento di incontro, è un dialogo. Non è solo parlare al Signore, ma è anche permettere al Signore di parlare alla nostra vita. Per questo pregare è soprattutto ascoltare; ascoltare la Parola di Dio. Quando preghiamo siamo noi a parlare al Signore, quando leggiamo la Parola di Dio, quando ascoltiamo, è il Signore a parlare a noi. , e così ci cambia, ci trasforma, ci fa dono della sua pace, della sua speranza, del suo amore; e la sua presenza cresce nella nostra vita . La preghiera appare debole, ma in verità è forte se è piena di fiducia nel Signore, e può far cadere muri e colmare abissi, sradicare violenza e far crescere la misericordia.
Tante volte pensiamo che pregare sia una perdita di tempo, ci sembra inutile; ci sembra di non essere ascoltati, che nulla cambi. Altre volte pensiamo di non saper pregare, non troviamo le parole, ci sentiamo poco adatti. Altre volte pensiamo che ci sono cose più urgenti, più necessarie. È il rischio di queste giornate: spese per fare tante cose, ma senza avere tempo per Gesù. Ma il Signore Gesù nasce in questo mondo per cambiare il mondo, per trasformarlo, perché sia un luogo umano ospitale per tutti; perché tutti trovino ogni giorno un posto per loro. Natale non è un giorno di festa da passare in un modo diverso più piacevole. Natale è entrare in una storia , quella di un Dio che viene a nascere in questo mondo perché gli uomini non vedano più solo le tenebre del male, ma sappiano riconoscere la luce del bene, la luce dell’amore, la luce della pace e così orientare la vita su sentieri di speranza e di amore. Questo Natale che ci prepariamo a vivere è anche un invito ad entrare in questa storia di amore.
Noi comprendiamo bene come il mondo con le manifestazioni del male così forti, spinge a non sperare in nulla ed a convincersi che nulla possa cambiare. Ma chi prega spera, chi prega non ha rinunciato a credere nella forza del bene, chi prega sa che il Signore non è lontano, che lui c’è. Chi prega si sta ribellando al male, non lo vuole per sé, non lo vuole per nessuno. Il Natale ci ricorda che il Signore è venuto e che il mondo è migliore di come lo vediamo e di come lo rappresentano. La preghiera nutre tutto questo; la preghiera difende tutto questo nella nostra vita. Natale mi ripeto non è solo un giorno di festa, Natale è parte di una storia; è un racconto quello del Figlio di Dio che si fa compagno, amico degli uomini condividendo la loro umanità ed illuminandola con la sua divinità.. In questa storia c’è posto per tutti, anzi c’è bisogno di tutti è ognuno può aggiungere con la sua vita un pezzo in più in questa storia di riscatto e di amicizia.
Per questo, da sempre, la preghiera è il cuore della vita cristiana, è la sua prima “opera”. Per questo ognuno di noi consapevole della propria piccolezza e fragilità fa sua la domanda che nel vangelo i discepoli fanno a Gesù: “Signore, insegnaci a pregare!” (Lc 11, 1). E Gesù, alla domanda dei discepoli gli insegnò la preghiera del Padre nostro. A pregare si impara e si impara pregando. I salmi che troviamo nella Bibbia ci donano anche le parole che noi non sappiamo dire.
Cari amici, siamo ancora troppo ripiegati su noi stessi, concentrati su di noi, chiusi nelle realtà piccole dei nostri sentimenti. Bloccati da piccole o grandi paure, privi di un orientamento forte nella vita e protetti dal calore delle nostre sicurezze, mentre per tanti il deserto è duro, arido senza riparo. Ascoltando il Signore si apre una strada, che ci allontana da ciò che è vecchio, da ciò che è freddo e ci allontana dagli altri, per condurci verso l’amore.
E allora cari amici, Natale è l’inizio di una storia che il Signore inizia e noi vogliamo vivere questo cristianesimo felice non perché lontano dalle ferite o dai dolori del mondo, ma perché partecipi della compassione del Signore Gesù convinti che è donando amore che riceviamo amore, che portando pace che accogliamo la pace, che donando speranza cresce la speranza nella nostra vita e che salvare un uomo è salvare il mondo intero. A Natale si deve sognare in grande.
E con Gesù, con il suo vangelo, con la preghiera , vivendo insieme la vita cristiana, resti accesa questa luce preziosa per il mondo. La luce di Gesù; senza quella luce, che viene da Gesù, l’umanità vivrebbe al freddo, senza nulla che la riscaldi.
Auguro a tutti un Natale pieno di preghiera e di abbracci.
+ Giuseppe, vescovo

