Care sorelle e fratelli, Rev.da Madre Michelina, ci siamo raccolti questa sera perché queste nostre sorelle, suor Ana, suor Dorothea, suor Fanviliana, suor Gemelyn, suor Seltafoni, faranno la professione perpetua, ultima tappa del cammino di formazione alla vita religiosa. Queste nostre sorelle hanno fatto un cammino attraverso il quale, guidate dallo Spirito Santo e con l’aiuto fraterno, hanno imparato a rispondere in modo sempre più libero e totale al dono della vocazione, un cammino di anni in cui è cresciuto il legame tra la loro vita e il Signore Gesù, anni in cui i loro cuori si sono uniti sempre più profondamente al cuore di Gesù ed al cuore di Maria, anni in cui hanno compreso sempre meglio che la loro vita aveva senso nel dono di sé a Cristo e alla sua Chiesa, abbracciando questo particolare carisma delle suore degli Angeli e sperimentando la bellezza e le esigenze che questa vita comporta.
Il carisma che hanno abbracciato e nel quale sentono di vivere la loro vocazione è questo delle Suore degli Angeli, Istituto fondato nel 1891 a Briano (CE) da Madre Serafina Micheli che in una visione mistica sentì il Signore che le chiedeva di fondare una nuova famiglia religiosa tutta dedita all’adorazione della SS. Trinità, a mezzo dell’Eucaristia, come gli Angeli. Da qui la denominazione “Istituto Suore degli Angeli”.
Madre Serafina iniziò quindi il suo cammino fatto di preghiera ai piedi di Gesù Eucarestia e di servizio a Gesù attraverso l’impegno verso i più poveri, i malati, i piccoli, e nell’istruzione religiosa delle ragazze.
Questo carisma ha portato frutti anche in terre lontane come in Brasile, nelle Filippine, in Indonesia e in Benin. Una santità, quella di madre Serafina che ha illuminato queste nostre terre. Suor Maria Serafina è Beata dal 28 maggio 2011, e visse gli ultimi anni della sua vita in questa Diocesi dove morì il 24 marzo 1911.
Colpisce che una donna muore nel 1911, e noi oggi, dopo 110 anni, continuiamo a raccogliere i frutti di una vita spesa per il Signore, segno di un carisma che come un albero buono continua a donare vite alla chiesa ed all’ordine stesso. È proprio vero che nulla si perde dell’amore che viviamo, soprattutto quello che viviamo nel nome di Dio.
Queste nostre sorelle hanno fatto tutte le tappe che conducono alla professione solenne: quella del postulandato, quella del noviziato e quella della prima professione. È stato un tempo privilegiato di ricerca, di verifica e discernimento che oggi culmina nel Sì per sempre all’amore che continua poi tutta la vita!
Questa sera il Signore metterà nella loro vita un sigillo con il fuoco dell’amore, un sigillo che è l’appartenenza della persona consacrata a Cristo; questa sera il Signore viene e stabilisce con loro una alleanza di amore e le lega a sé per sempre. “Una voce! Il mio diletto! Eccolo, viene saltando per i monti, balzando per le colline… Alzati, amica mia, mia bella, e vieni.”. Ci ha detto il Cantico dei Cantici. Alzati, amica mia, mia bella, e vieni. dice stasera il Signore ad ognuno di queste nostre sorelle.
Il Signore viene, viene simile ad un capriolo o ad un cerbiatto, come colui che non si impone ma che attira l’attenzione, e cerca la tenerezza del cuore; viene come lo sposo del Vangelo, viene per dare il suo Si alla sua sposa , ed il Suo Sì totale e per sempre rende possibile e fecondo il sì di queste nostre sorelle!
Vocazione infatti è restituire al Signore quanto ci ha dato; vocazione è lasciarsi amare dal Signore e farsi portare lì dove il Signore stesso vuole.
Gesù è lo sposo, lo sposo che sposa la Chiesa, lo sposo che ama la Chiesa, che dà la sua vita per la Chiesa, Gesù è lo sposo di suor Dorothea, suor Fanviliana, suor Gemelyn, suor Seltafoni, Gesù è lo sposo che riceverà il loro sì. E Gesù fa questa festa di nozze! Questa liturgia è la festa di nozze a cui siamo stati invitati e Gesù ci chiede la gioia della festa, la gioia di essere amati. Papa Francesco, in un discorso alle consacrate disse: vivete in primo luogo, la profezia della gioia. Questa è al primo posto. Al primo posto c’è la profezia della gioia: la gioia del Vangelo. È una profezia. Il mondo oggi ha bisogno di questo: quella gioia che nasce dall’incontro con Cristo in una vita di preghiera personale e comunitaria, nell’ascolto quotidiano della Parola, nell’incontro con i fratelli e le sorelle, in una lieta vita fraterna in comunità, inclusiva della fragilità, e nell’abbraccio della carne di Cristo nei poveri. Profeti di una gioia che nasce dal sentirci amati e, perché amati, perdonati.
Gesù è la Buona Notizia, è gioia e letizia per tutti. Questa gioia allontana da noi il cancro della rassegnazione, frutto dell’accidia che inaridisce l’anima. Per favore, suore rassegnate no! Gioia sì .
Il regno di Dio è simile a dieci vergini che prese le loro lampade uscirono ed andarono incontro allo sposo. Ma lo sposo tardava a venire e si addormentarono nell’attesa. È forte infatti, nel tempo, quando il Signore tarda a venire, quando i sogni sembrano non realizzarsi, quando le attese sembrano deluse, la tentazione ad addormentarsi come succede alle dieci vergini del vangelo. Ma l’attesa, il ritardo dello sposo ad arrivare viene subito dimenticato dall’annuncio che le dieci vergini del Vangelo, e questa sera queste nostre sorelle ricevono: Ecco lo sposo! Andategli incontro!
Care sorelle: Ecco lo Sposo andategli incontro.
Ma sorge un problema: cinque ragazze sono sagge, hanno portato dell’olio, saranno custodi della luce; cinque sono stolte, hanno un vaso vuoto, una vita vuota, presto spenta. Gesù non spiega che cosa sia l’olio delle lampade. Sappiamo però che ha a che fare con la luce e col fuoco: in fondo, è saper bruciare per qualcosa o per Qualcuno. L’alternativa della vita è tra vivere accesi o vivere spenti.
Dateci un po’ del vostro olio perché le nostre lampade si spengono… la risposta è dura: no, perché non venga a mancare a noi e a voi.
Bisogna essere responsabili dei doni di Dio: un altro non può amare al posto mio, essere buono o onesto al posto mio, desiderare Dio per me. Se io non sono responsabile di me stesso, chi lo sarà per me? Parabola esigente e consolante. Le vergini preparate con riserve di olio sono quelle che sanno chi stanno aspettando e si preparano con cura all’incontro!
Tutte si addormentano, sagge e stolte, ma nel momento più nero, qualcosa, una voce, una parola una persona, le ha risvegliate. Dio è in quella voce, che non mancherà; che verrà a ridestare da tutti gli sconforti; che rialza dicendo coraggio, riprendi il cammino; che non è stanco di noi, che non fa che dirci che la nostra vita per lui è preziosa, come è preziosa la vita della sposa per il suo sposo. Dio è una voce che ci risveglia, ogni volta, anche nel buio più fitto, anche nei momenti più difficili.
Care sorelle, per Madre Serafina questo grido è stato anche il grido che saliva dalle terre lontane dei paesi poveri dove lei ha aperto le sue case; è stato il grido delle donne che non conoscevano il Signore e che ha aiutato a incontrarlo; è stato il grido, la domanda di altre sorelle che si sono unite a lei nella ricerca di un senso per la loro vita.
Ma è anche il grido che viene dai popoli in guerra, è il grido degli anziani soli che invocano compagnia, è il grido dei poveri sempre più numerosi e abbandonati, è il grido di chi sprofonda nell’angoscia; è il grido di chi non conosce Dio e non sa a chi affidare la propria vita ed è anche il grido del Vangelo e della predicazione. Madre Serafina di fronte a queste grida non si è mai fatta mancare la riserva d’olio. E la riserva d’olio per Lei è stata l’Adorazione alla SS.ma Trinità attraverso l’Eucarestia, è stata la Parola di Dio accolta e custodita nel proprio cuore, è stata la fraternità con le sue sorelle e con il mondo intero, è stato l’incontro con i poveri. Questa riserva di olio ci custodisce e ci risveglia all’amore. Se non abbiamo nel cuore tutto questo non sapremo rimanere fedeli all’alleanza di amore e rispondere al grido dei poveri e neppure entrare in una vita piena di senso. Viviamo in un tempo in cui il buio sembra farsi sempre più largo e fitto, ma questa sera accendiamo queste cinque luci perpetue… C’è bisogno che tornino a splendere le luci, che tutti accendano la loro piccola fiamma di amore per vincere la notte di una vita avara e tanto spesso triste. Care sorelle, vivete sempre il bisogno di un supplemento d’olio, di una riserva di amore e di generosità perché in tanti entrino nella sala dello sposo per fare festa. Insomma, di fronte a gente che oggi, come 2000 anni fa, vuole segni clamorosi, la storia di queste giovani donne che si consacrano per sempre al Signore è un segno, «un contributo per cambiare il mondo e dire che il Regno è vicino».
Anzi, vicinissimo e coinvolgente come apparirà nel loro “Sì, lo voglio”, nella prostrazione alle Litanie dei Santi, nella formula della Professione perpetua dei Voti di castità, povertà, obbedienza che le candidate pronunciano davanti a me; infine, nella recita della preghiera di Consacrazione e nella consegna dell’anello – segni sponsali della loro fedeltà a Cristo.
Queste nostre sorelle non sono delle eroine, persone che compiono scelte originali e strane per la sensibilità del nostro tempo, non fuggono dal mondo ma scelgono di amarlo in profondità attraverso il Signore e sono arrivate fin qui per vivere quella vicenda misteriosa che si chiama vocazione, che resta sempre un dono ed un mistero.
Vocazione non è la una spiritualità della solitudine, ma piuttosto della fraternità da vivere con ogni umiltà dolcezza e magnanimità sopportandosi a vicenda nell’amore e vincendo le pretese dell’individualismo, celebrando e vivendo della gioia della vita comune e noi ringraziamo il Signore perché siamo stati invitati anche noi a partecipare alla gioia di questa festa di nozze, non per inostri meriti ma tutto frutto dell’amore e della misericordia di Dio per la nostra vita. Concludo con le parole del salmo ascoltate che in un modo speciale sono come una invocazione che queste nostre sorelle fanno al Signore: “L’anima nostra attende il Signore: è in Lui che gioisce il nostro cuore, nel suo santo nome noi confidiamo. Su di noi sia il tuo amore, Signore, come da te noi speriamo.”
E così sia, amen.
+ Giuseppe, vescovo