La celebrazione è collocata nel giorno dell’uccisione di Mons. Oscar Romero, avvenuta nel 1980, a memoria del suo impegno al fianco del popolo salvadoregno, oppresso da un regime elitario incurante della sorte dei più poveri e dei lavoratori.
All’epoca dei fatti, la morte dell’Arcivescovo di San Salvador per mano di un sicario degli squadroni della morte agli ordini del governo non passò inosservata. Tra i contadini e gli operai, i quali sin da subito gli attribuirono l’appellativo di Santo de America, nacque un vero e proprio culto, immagine degli oppressi che si rialzavano contro l’oppressore: il proprio Paese, che fino a quel momento li aveva considerati scarti di una società che necessitava di evolversi, ad imitazione del modello degli stati nordamericani, sfruttandone la forza lavoro, impiegando donne a bambini per sminare i campi, placando ogni rivolta aprendo il fuoco sulla folla. Proprio in occasione del funerale, al quale partecipavano in migliaia chiedendo giustizia per il fratello, padre e guida assassinato, l’esercito mitragliò sui fedeli. Fu un massacro senza misura.
Negli anni a venire, numerose donne e uomini iniziarono a recarsi in pellegrinaggio sulla sua tomba e presto la storia e il nome di Oscar Romero si diffusero nel mondo, dando vita ad iniziative e reti di preghiera per gli ultimi e gli impoveriti.
Anche quest’anno, ci giungono notizie di tante, troppe sorelle e fratelli uccisi in missione. Ne faremo memoria durante le celebrazioni dedicate loro; vi invito però a ricordarli durante tutta la Quaresima: il loro sacrificio non passi inosservato, diventi piuttosto stimolo ed esempio di totale dedizione all’annuncio della Buona Notizia tra gli ultimi della Terra, laddove il messaggio di speranza di Cristo è quanto mai urgente e necessario.
Non posso non ricordare con particolare attenzione suor Maria De Coppi, missionaria comboniana, uccisa in Mozambico nel corso di un’azione terroristica e la piccola sorella del Vangelo Luisa Dell’Orto, assassinata in un agguato tra i vicoli della capitale di Haiti. Entrambe spendevano l’intera vita rispondendo ai bisogni di due popoli, martoriati da guerre, calamità, criminalità e soprusi. La loro testimonianza ci ricorda che persino in quei luoghi dimenticati da tutti e abbandonati alla sorte atroce della sopravvivenza, il Vangelo è più vivo che mai e nutre la forza di andare avanti, nonostante tutto, di crescere e migliorare, di dare un futuro ai propri figli e dignità a chi soffre la miseria.
Per questa edizione, abbiamo scelto di proporre la citazione “Di me sarete testimoni” (At 1,8), che ci ha già accompagnati durante il mese missionario. Il calzante invito di Gesù, rivolto agli apostoli, risuona forte ancora oggi in chiunque scelga di raccoglierlo: è l’invito a farsi prossimi, ad imitare il Maestro nella vicinanza a chi sta al nostro fianco, a raggiungere coloro tanto distanti da sentirsi smarriti, ad abbattere i muri del pregiudizio, a soccorrere chi è nel bisogno.
In occasione del 24 marzo vi invito ad unirci nella preghiera per tutti i missionari, in particolare per coloro che hanno perso la vita e, se possibile, al digiuno, offrendo il sostitutivo di un pasto come contributo a sostegno del progetto in favore dei giovani di Haiti che desiderano riscattare la propria vita e costruire un domani migliore.