Riflessioni sull’Enciclica Fratelli tutti di Papa Francesco
di Irene Sottile, Gianmarco Mele, Francesco Paduano – 5ªS1-5ªS2 Liceo Scientifico –
Nell’ambito del terzo incontro del XVII Corso di CittadinanzAttiva, tenutosi in modalità online martedì 22 febbraio 2022, è intervenuto S.E.R. Mons. Giuseppe Mazzafaro, Vescovo della Diocesi di Cerreto Sannita-Telese-Sant’Agata de’ Goti. La dott.ssa Patrizia Lombardi, presidente del CSS Bachelet, ha da subito introdotto l’argomento di riflessione: Fratelli tutti, l’ultima enciclica di Papa Francesco, firmata ad Assisi, la prima lontano da Roma.
Parlare di Fratelli tutti, secondo Mons. Giuseppe Mazzafaro, soprattutto con la crisi politica in atto tra Russia e Ucraina, sembra difficile ma necessario. “Se non si è fratelli tutti si corre il rischio di essere nemici tutti…” Riprendendo le parole del Papa, il Vescovo nota quanto sia semplice scoprirsi su fronti non del tutto fraterni e ritrovarsi a chiedersi cosa fare di fronte ai grandi problemi. Vedere in un uomo un nemico piuttosto che un fratello evidenzia una crisi di fraternità, che può essere affrontata, anche se talvolta ci si mostra scettici di fronte alla possibilità del singolo di intervenire. E’ invece questa la novità del messaggio: ognuno è impegnato in prima persona a ricostruire un senso di fraternità. Sembrerebbe scontato, anche a causa della pandemia e delle tante situazioni che hanno caratterizzato il ventunesimo secolo, pensare che la vita sia sempre stata così e che il mondo non possa essere diverso. Sembrerebbe scontato pensare che Fratelli tutti sia un’utopia.
Il messaggio dell’enciclica è invece una realtà, che non si fonda necessariamente su valori spirituali, ma attiene alla categoria dell’umano, nella quale tutti possono riconoscersi. E’ uno sguardo sul mondo, sul senso della vita e della pace.
Il valore della pace, infatti, abbraccia tutti, tanto che il Pontefice, nell’enciclica, fa riferimento al Grande Imam di Al-Azhar, suo compagno di viaggio nell’ impegno per la ricostruzione della fratellanza umana.
Una questione di prospettive? Guardando il mondo dalla prospettiva dei poveri si comprende il valore della dignità dell’uomo, della fratellanza e dell’amicizia. Bisogna avere un cuore generoso per tutti e non per le sole persone in cui ci si riconosce. La dignità della vita dei poveri è uguale alla nostra in quanto propria dell’umano. In questo senso la pandemia ha mostrato un valore comune, una fragilità comune, che prospetta un destino altrettanto comune verso il quale bisogna tendere insieme. La scoperta di una comune fragilità è uno specchio in cui riflettersi e riconoscersi, una grande opportunità.
Percorrendo il tema della fratellanza, il Vescovo riprende la parabola del Buon Samaritano, affermando che l’essere religiosi non esclude l’egoismo o la cattiveria, ma che di fronte alle debolezze altrui bisogna essere umani, bisogna vivere il senso di compassione del Samaritano, che si ferma e si fa carico dell’altro.
Una questione di prospettive? La prospettiva europea sembra in crisi. L’Europa sembra invecchiata dentro, nel tentativo di difendere il proprio benessere. Sembra avere un bisogno incontrollato di lamentarsi, di guardare la vita ripiegandosi su di sé, senza farsi carico di quanto accade poco distante da sè.
Solo l’amore per la fragilità e per l’umanità scartata può rifondare il senso di fraternità. Tutti abbiamo paura delle fragilità, anche a causa di un’idea dominante secondo cui la vita è realizzata solo se non si dipende da altri. Fratelli tutti spinge ad una riflessione importante: ciò che conta non è l’essere sempre forti ma avere dei fratelli con cui condividere l’esistenza, che siano o meno di sangue.
Sconvolge, allora, che la cronaca riporti la notizia di una donna la cui morte è stata scoperta solo dopo due anni. Mons. Giuseppe Mazzafaro nota come, pur non essendo povera, fosse sola.
Come può la persona vivere in assenza di relazioni? Non c’è vita politica, economica, sociale se non c’è al centro la persona, non l’individuo, che può esistere anche senza gli altri. Stare con gli altri è faticoso ma è il luogo in cui si realizza la vera umanità. La più grande ricchezza degli uomini sono i legami, la cui importanza è emersa fortemente negli ultimi due anni, durante i quali siamo stati privati di un abbraccio da parte di figli, fratelli, amici…
Una questione di prospettive? Si può essere poveri ma ricchi di legami e quindi felici. Si può essere ricchi ma poveri di legami e quindi infelici. Dai poveri, pertanto, si impara ad essere fratelli e a comprendere quanto la vita sia amicizia. Gli amici sono una dimensione importante della nostra vita. Il Vescovo riporta la sua esperienza alla mensa di Sant’Egidio a Napoli dove ha imparato il vero valore dell’amicizia, della fedeltà e del prendersi cura, proprio grazie ai poveri.
La vita, pertanto, può e deve essere cambiata. Si è troppo abituati ad un mondo pieno di guerre e privo di affetto. Si è troppo abituati ad un mondo orientato dal destino, ma il destino non esiste poiché è l’uomo che effettua le proprie scelte affinché il mondo possa cambiare.
Cita più volte Agostino, don Giuseppe Mazzafaro, in particolare la teoria del tempo, fondamentale nell’impianto filosofico del Santo nato a Tagaste, secondo cui per comprenderne la vera natura occorre scrutarsi dentro. Il tempo è un distendersi dell’anima, per cui le cose avrebbero rilevanza solo nel vissuto interiore e nell’anima di ciascuno. Come potremmo affermare allora che una volta i tempi erano migliori? Vivere bene la propria umanità restituisce dignità al tempo.
Quali e quanti confini? In un tempo in cui si parla molto di confini, Papa Francesco invita alla creazione di contesti sociali in cui essi siano giusti, in modo da valorizzare la dimensione locale, connettendola ad una dimensione globale della vita.
Vivere nei confini e oltre i confini, con uno sguardo aperto sul mondo sembra richiamare nuovamente l’immagine del Buon Samaritano, un saggio oltre che buono, poiché lavora su un mondo che può essere cambiato, dove aiutarsi gli uni con gli altri è possibile.
Fratelli tutti, quindi, è una sapienza di vita, poiché nessuno si salva da solo e nessuno è felice da solo. “La felicità è un pane che si mangia insieme”.
L’invito è di costruire un mondo in cui Fratelli tutti non sia percepita come un sogno ma come una necessità, andando oltre la lingua, il colore della pelle, in se stessi e oltre.
L’invito è di guardare l’altro con gli occhi dell’amore, che annulla le differenze in quanto tali, solo nel momento in cui si ha l’umiltà di riconoscere a se stessi la necessità di essere amati. La grande sfida è proprio questa: riconoscersi nella necessità di essere amati e di poter amare. Un messaggio importante, particolarmente apprezzato dai giovani corsisti e dalle giovani corsiste, studenti e studentesse che hanno interagito in modo confidenziale e allo stesso tempo con grande professionalità con Mons. Mazzafaro, sui temi della solitudine, della consapevolezza di sé, sul ruolo dei social, avviando quel percorso che Fratelli tutti ci invita fortemente ad intraprendere.